
Il gruppo ligneo, che presume una visione a tuttotondo, è composto dall’Angelo custode, poggiato su di una base quadrangolare con nuvole e sormontato da una raggera, accompagnato da un bambino. Benché non abbia un’attribuzione certa, l’opera testimonia l’intervento di un artista di grande talento. Un’unica proposta di attribuzione riferisce la scultura all’atelier di Giovanni Maragliano, nipote del grande maestro Anton Maria Maragliano. L’Angelo custode di Tovo Faraldi sembra però corrispondere perfettamente all’alto livello raggiunto dal maestro per la morbidezza dell’intaglio, l’apertura spaziale, l’eleganza e la leggerezza della figura.
Caratteristiche costruttive
L’Angelo custode e il bambino sono composti dall’assemblaggio di molti pezzi di legno di pioppo (53 pezzi per la sola figura dell’Angelo) tramite colla forte e in alcuni casi chiodi, così da ottenere una complessa composizione barocca, impossibile da ottenere da un unico tronco ligneo.
La preparazione e la policromia
La policromia e le dorature non sono, probabilmente, pertinenti alla bottega di Maragliano, ma attribuibili a coloritori e doratori autonomamente organizzati, secondo la prassi operativa consueta. All’interno della sua bottega dovevano essere eseguite le operazioni relative alla stesura della preparazione a gesso e colla animale, impiegato, oltre che come base per il colore, per riempire e nascondere le piccole imperfezioni e le fenditure del supporto ligneo, composto da molti pezzi. Lo spessore dello stucco è variabile; più sottile nei carnati e sui capelli, più spesso nei panneggi. La policromia dei capelli e degli incarnati è probabilmente realizzata con una tempera magra. Le decorazioni delle vesti e del drappo che gira intorno all’Angelo sono realizzate con la tecnica a “oro graffito”, mentre la nuvola ai suoi piedi è dipinta a pennellate verticali di colore bianco, stese sulla foglia d’oro verniciata, creando delle strisce di varia grandezza. I bordi sono dorati a guazzo e bulinati.
L’opera verteva in uno stato conservativo disastroso a causa di un vecchio attacco di insetti xilofagi, di tale entità che sia l’Angelo custode che il bambino avevano perduto buona parte dell’intaglio: principalmente sulle vesti, sull’ala destra dell’Angelo e sulle basi, tanto da non consentire il regolare appoggio del bambino. Il legno delle sculture e della raggera era così friabile da renderlo a rischio di ulteriori perdite. Dato il tradizionale impiego del gruppo scultoreo ai fini liturgici, con annuali processioni, le cause accidentali hanno determinato ulteriori numerose mancanze di modellato, oltre a distacchi e scollamenti. Anche lo stato di conservazione della policromia era pessimo; tutti gli elementi del gruppo presentavano lacune e sollevamenti di preparazione e colore, diffusi sull’intera superficie.
Sono riconoscibili manutenzioni con olio e cera delle policromie. Sugli incarnati si evidenzia un sottile strato di ridipintura, confermato dalle indagini diagnostiche, che hanno riferito la presenza di residui di vernice tra i due strati pittorici. Il basamento a finto marmo non sembra originale.
Il primo intervento è stato la disinfestazione degli insetti xilofagi, con l’applicazione di permetrina sciolta in essenza di petrolio, eseguita a luglio 1999 durante il cantiere della Scuola di Alta Formazione dell’OPD. L’anno successivo è stato eseguito il consolidamento con Paraloid B72 al 2%, sempre nell’ambito del cantiere estivo.
Nel 2002 il gruppo viene portato a Firenze nei laboratori della Fortezza da Basso:
– Il primo intervento attuato dopo una spolveratura superficiale a pennello è stata la fermatura della policromia. Dopo un primo utilizzo di colla di pelli in concentrazione 1:18 e successivamente 1:16, per una migliore adesione visto lo scarso risultato, si è preferito la colla di storione in concentrazione 1:10.
– La base del bambino, ancora molto fragile a causa dell’infestazione xilofaga, è stata nuovamente consolidata con l’imbibizione di resina acrilica (Acrilico 30® PHASE) diluito in butilacetato al 5%.
– Per quanto riguarda la pulitura, dopo un’attenta valutazione, è stato deciso di limitare l’intervento alla rimozione dello sporco superficiale, conservando la ridipintura. La decisione si è basata sulla minima differenza dei due strati, sia cromaticamente che cronologicamente, e sull’incognita delle condizioni dello strato sottostante. Lo sporco, che con i secoli aveva creato delle interazioni con la policromia, è stato rimosso con un Solvent gel chelante (1,5gr Carbopol; 1gr Acido Citrico;90 ml Acqua deionizzata; 7ml TEA) e nelle zone più delicate con lo stesso chelante, ma con percentuali ridotte di Acido Citrico e Trietanolammina.
– L’intervento strutturale è stato quello più complesso e lungo. Le parti sconnesse sono state incollate correttamente con resina epossidica. Il modellato mancante è stato integrato ad intaglio con la stessa specie lignea dell’originale e con resina epossidica (Balsite® CTS), dove impossibile intervenire differentemente. La mancanza dell’ala destra, giunta a noi in frammenti di varie dimensioni, rappresentava motivo di grande disturbo per la lettura dell’opera; da qui la scelta di ricostruirla parzialmente, ricollegando i frammenti e basandosi per le proporzioni sull’ala integra. Per ricostruire la parte lacunosa, cercando di limitare l’intervento al solo collegamento dei due frammenti esistenti, senza appesantire l’opera e pretendere di ricostruire il modellato originale, è stata realizzata una tassellatura sfalsata a doppio livello, partendo dal frammento inferiore, in grado di sostenere il peso dell’insieme grazie al dente in parte conservato, che s’innestava nel corpo della scultura. Per l’incollaggio delle parti si è utilizzato resina vinilica e resina epossidica Araldite SV427 più indurente HV953U a media densità come adesivo e riempitivo per l’ancoraggio con l’originale, con un rapporto percentuale di 60:40. Fondamentale è stato il calcolo della distanza da mantenere tra i due frammenti e l’allineamento delle facce convesse, studiato prima dell’intervento strutturale tramite il calcolo delle piume mancanti e riproduzioni fatte al computer.
– Le lacune di policromia e le integrazioni lignee sono state stuccate con gesso da doratori e colla animale, mentre la ricostruzione strutturale dell’ala è stata lasciata a legno.
– Le policromie sono state integrate con la tecnica della selezione cromatica con colori ad acquerello. Le dorature sono state riproposte con la stesura di foglia d’oro zecchino di carati 23/75, applicata a guazzo su di una base di bolo dello stesso colore dell’originale, precedentemente brunito. La patinatura dell’oro è stata eseguita con una velatura di colori a tempera ed un tratteggio ad acquerello, per differenziarlo dall’originale senza rinunciare alla brillantezza caratterizzante delle opere di Maragliano.
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