Per il busto autoritratto di Anna Morandi, una statua in ceroplastica vestita e decorata da gioielli, ha previsto un intervento che ha evitato lo smontaggio delle vesti. Sono state trattate sia le parti in cera che quelle tessili e in carta da specialisti dei rispettivi settori.
Soprintendente: Marco Ciatti
Direttore settore materiali tessili: Riccardo Gennaioli
Direttore settore bronzi e armi antiche: Laura Speranza
Direttore settore materiali cartacei e membranacei e sculture lignee policrome: Cecilia Frosinini
Statua di cera vestita, a mezzo busto, appoggiata su una base di legno grezzo, con struttura di sostegno in legno e metallo ed imbottitura in capecchio. Nell’opera, Anna Morandi, medico e studiosa di anatomia umana, ritrae sé stessa mentre analizza con strumenti medici, oggi mancanti, un cervello posto davanti a lei, anch’esso realizzato in cera e appoggiato su una base lignea modanata. Un piccolo frammento di carta a stampa, di forma rettangolare, una ricevuta di pagamento per un’offerta della Morandi ad una istituzione religiosa, è stato estratto dallo scollo della statua, restaurato e conservato a parte.
Il corpo della statua è rapidamente abbozzato: un cartoncino rigido, tenuto insieme sul dietro da punti di cucito grossolani, contiene l’imbottitura e conferisce al torace la forma a vita stretta, tipica del periodo storico. Nelle spalle e braccia, nel bacino e la testa, l’imbottitura è trattenuta da semplice tela di lino grezza. Gli avambracci e le mani invece sono finemente modellati in cera, come il collo e il volto della statua, con alcuni dettagli dipinti; la figura è descritta con estremo realismo e scrupolosa attenzione alla somiglianza ed ai più minuti particolari della carne e della pelle. Gli occhi sono in vetro e lo sguardo è vivace e acuto, fermo ma dolce, descrive una forte personalità femminile, consapevole ed orgogliosa delle proprie conoscenze scientifiche e capacità tecnico pratiche. L’acconciatura è realizzata con capelli naturali, disposti a onde e boccoli dalle parti e raccolta da un fiocco sulla nuca ed una cuffietta in lino finissimo sul dietro; da una parte, uno spillone trattiene un fermaglio in ciniglia di seta rosa e avorio. Orecchini con pendagli in vetri colorati bianchi e verdi ed un anello con un grosso brillante; diversi giri di perle, realizzate in cera, al collo e al polso destro.
L’abito è in tessuto di seta rosa, decorato con la tecnica ad impressione, ad imitazione del damasco e disegno monocromo, a esili tralci di foglie, boccioli e fiori che si snodano tra le anse di due nastri a pizzo, con andamento ondulante in verticale. Confezionato direttamente sulla struttura imbottita, con più teli, lasciati a tratti a taglio vivo e tenuti insieme da pochi punti grossolani sul dietro e da numerosi spilli, fissati sui fianchi e sul davanti. Gonna larga a pieghe ampie; scollo basso e dritto, dal quale esce la pettorina di una finta camicia in tela di lino sottilissima, rifinita da un merletto a fuselli. Sul davanti, nastri dello stesso tessuto dell’abito, increspati e bordati da un galloncino in argento filato, disegnano un motivo decorativo a losanga, con una V al centro. Le maniche, strette fino al gomito, si allargano poi, svasate e profilate dallo stesso galloncino in argento filato; dalle svasature escono le maniche larghe, in tela di lino sottile, con merletto a fuselli, della finta camicia. Passa dietro al collo ed è incrociato sul davanti e fissato con spilli, un pizzo smerlato, tridimensionale, realizzato in “garza” di lino.
Sopra una piccola base di legno sagomata, è appoggiata la testa, studiata e realizzata in ceroplastica a più livelli. Una parte del cuoio capelluto con pochi capelli, staccata e arricciata, lascia scoperta una porzione del cranio; questo, sezionato a sua volta, lascia vedere le meningi e, sotto ancora, il cervello.
La statua, nonostante l’originaria collocazione in museo dentro una teca di legno, è uniformemente opacizzata dalla polvere in tutte le sue parti: base di legno, capelli, cera, tessuti ed elementi accessori.
La struttura in legno risulta instabile: gli elementi verticali di sostegno dell’opera, originalmente fissati con colla e chiodi alla base, hanno perso l’antica coesione. La base di sostegno della statua presenta una scollatura tra le due assi che la compongono che ne mette a rischio la stabilità. Numerosi fori dovuti ad aggressione da parte di insetti xilofagi.
Le parti realizzate in ceroplastica sono sporche soprattutto nelle pieghe del modellato; i particolari dipinti si sono in parte scoloriti e mancano alcune perle; vecchie integrazioni sul dorso delle mani, eseguite con cera di colore chiaro.
Tutti i tessuti sono molto ingrigiti dalla polvere e le fibre piuttosto disidratate ed inaridite. Il tessuto in seta rosa presenta, oltre ad evidenti aloni scuri, macchie localizzate giallastre ed estese aree schiarite per effetto dei raggi UV e IR della luce, soprattutto sul davanti. Su tutto il tessuto inoltre, si può ipotizzare che sia stato steso, durante un intervento recente, un altro colorante di una tonalità di rosa più fucsia. Lo stesso colore ha macchiato a chiazze le maniche di lino sottostanti, la tela di lino di contenimento dell’imbottitura ed è addirittura gocciolata sulle tavole della base. Il gallone di profilatura in argento è completamente ossidato.
Le diverse tele di lino, oltre ad essere molto ingrigite ed inaridite, presentano chiazze di ingiallimento per degrado della fibra cellulosica e buchi sparsi. La tela della cuffietta è la più lacunosa; quella dello scollo è strappata e lacerata con buchi e profilo sfrangiato; buchetti sulle maniche. Il pizzo in garza all’inglese è estremamente sporco ed infragilito dalla polvere e dalla lunga esposizione alla luce che ne ha degradato la struttura molecolare; molto lacunoso, a tratti frammentario, ha perso inoltre completamente l’originaria tridimensionalità e leggerezza.
Il cartoncino di contenimento dell’imbottitura, sul dietro, risulta sporco e macchiato da un esteso alone scuro di umidità. Il frammento di carta a stampa è ingiallito, con macchie rossastre e sporco scuro sul bordo superiore; piccoli buchi di spillo sparsi sulla superficie e bordi tagliati, a tratti smangiati e frastagliati.
L’opera ha subito sicuramente un intervento di restauro tessile, documentato nel 1997. All’epoca, il tessuto in seta risulta in discreto stato di conservazione e ne viene eseguita una pulitura superficiale con pelle di daino umida. Le maniche in lino, slacciabili, vengono lavate e molto probabilmente stirate. Si annota che è stato tolto e lavato un telino di fibra sintetica, recente, messo a coprire le spalle della statua, tuttora conservato. Sul davanti, dentro lo scollo dell’abito, viene trovata ed estratta una vecchia carta scritta nella quale la Morandi risulta essere benefattrice della pia Unione di Sant’Anna. Probabilmente precedente a questo intervento è il tentativo di ridipintura del tessuto rosa.
Sono state eseguite indagini non invasive, multispettrali ed indagini microinvasive, chimiche.
Busto autoritratto e testa sono stati sottoposti a riprese fotografiche con luce nel visibile e con raggi UV. E’ stata eseguita inoltre una ripresa radiografica (RX di fronte, di lato e testa) allo scopo di sondare sia i materiali che la tecnica esecutiva e lo stato di conservazione, anche all’interno dell’opera.
Sono stati eseguiti due esami con colorimetro sul tessuto dell’abito: il primo, per valutare la differenza di brillantezza del colore prima e dopo la pulitura per microaspirazione. Il secondo, per poter analizzare le caratteristiche di tre diverse tonalità di rosa del tessuto: nelle pieghe interne, dove si è conservato il colore originale; nelle parti più esposte al degrado fotochimico e in alcune zone di una terza tonalità di rosa che corrisponde ad una ritintura recente del tessuto. Il colorante della ritintura recente è stato estratto ed analizzato allo spettrofotometro FT-IR per conoscerne la natura.
Sono stati prelevati piccoli campioni dei diversi filati costitutivi dell’opera: il tessuto dell’abito; l’argento filato del gallone di profilatura; il lino della finta camicia ed il filato di lino del merletto; il filato della garza; la ciniglia del fermaglio; i capelli. Le analisi eseguite allo stereomicroscopio, microscopio ottico e SEM sono state finalizzate al riconoscimento dei diversi materiali e fibre ed a valutarne lo stato di conservazione. E’ stato eseguito inoltre un test per stimare la tenacia del colore rosaceo, sia su un campione di filato che su una piccolissima porzione di tessuto.
L’opera è stata sottoposta a disinfestazione in ambiente anossico, inserita, per 4 settimane, in un sacco a barriera di ossigeno nel quale è stato introdotto azoto umidificato al 55% fino al raggiungimento di un valore di 0,2 % di ossigeno. La base in legno è stata consolidata inserendo nello spazio fra le due assi una serie di piccoli elementi in pioppo vecchio incollati con collante vinilico. Anche l’unione fra la base e le parti verticali è stata rinforzata inserendo collante vinilico negli spazi aperti e serrando gli elementi con piccoli morsetti opportunamente imbottiti.
Le parti in cera sono state pulite prima a secco, con pennellini morbidi e poi con una soluzione a bassa concentrazione di tensioattivo e acqua deionizzata. Le perle mancanti sono state ricostruite (polvere di madreperla e lega metalli argento con medium di vernice regal-rez). E’ stata quindi eseguita l’integrazione cromatica delle precedenti ricostruzioni in cera più chiara, delle perle laddove necessario e, sottotono, dei particolari del volto, labbra e sopracciglia e dei dettagli dipinti della testa, i vasi sanguigni.
L’intervento sulle parti in tessuto è stato eseguito evitando lo smontaggio dell’abito dalla statua, allo scopo di conservare l’integrità della foggia ed il criterio originario ed insolito della confezione dell’abito, approntato direttamente sul manichino. Sono stati estratti dal tessuto gli spilli ossidati, uno alla volta, ripuliti meccanicamente, protetti con Paraloid B44 e reinseriti nella collocazione originaria.
Tutte le parti che compongono l’abbigliamento della statua sono state sottoposte a pulitura meccanica per macro e successivamente per micro-aspirazione. Questa operazione ha consentito di recuperare in parte la brillantezza della seta e l’elasticità e morbidezza del tessuto. L’estrema instabilità del colore rosa ha impedito una pulitura più approfondita del tessuto sia tramite solventi che con acqua. Buona parte dello strato grigio che, nonostante la pulitura per aspirazione, continuava ad opacizzare il tessuto di seta è stata rimossa con l’uso di spugnette in poliuretano (“pu sponge”). E’ stata quindi realizzata una copertura con melinex intorno alla statua e, gradualmente, immesso vapore all’interno, allo scopo di restituire umidità alle fibre in maniera controllata e recuperare l’elasticità dei filati.
Tutti i bordi del tessuto in seta, lasciati a taglio vivo, sono stati profilati a punto festone per evitare future sfilacciature. Le parti finali, sfrangiate, dei galloni in argento, sono state riprese e fermate a cucito. Sul davanti, la pettorina in tela di lino sottilissima con merletto a fuselli è stata pulita per tamponamento con una soluzione acquosa di detergente non-ionico, lasciandola in loco, nella necessità di conservare la cucitura originaria di giunzione al tessuto di seta dell’abito. Dopo la pulitura, la finissima tela di lino è stata consolidata e protetta a cucito, inserita a sandwich tra due sottilissimi veli di seta.
Le mezze maniche in tela di lino e merletto a fuselli della finta camicia sono state vaporizzate, per recuperare deformazioni e pieghe e consolidati a cucito i piccoli buchi. Anche la tela di lino sottilissima della cuffietta è stata pulita e consolidata in loco: l’estrema fragilità del tessuto non ne ha consentito lo smontaggio dalla testa della statua. Il fiocco sulla nuca è stato pulito per tamponamento ed anche i capelli sono stati sottoposti a microaspirazione, con protezione in tulle, per evitare di spettinare l’acconciatura. Il delicatissimo pizzo in garza è stato pulito con una microaspirazione eseguita sotto microscopio e una lieve umidificazione per vaporizzazione. E’ stato quindi consolidato inserendolo in un “sandwich” di velo di seta. Il gallone in argento, cucito sul tessuto in seta, è stato pulito con uso di “gomme da cancellare” morbide, comunemente usate nel restauro della carta e recentemente testate anche nel restauro delle oreficerie.
Il frammento di carta stampata, estratto dallo scollo della statua, è stato sottoposto a pulitura a secco con pennello morbido, su entrambe le facce e con gomma, sul verso, nelle parti più sporche, evitando le scritte ad inchiostro. E’ stata eseguita una leggera umidificazione, finalizzata a recuperare l’originaria planarità della carta ed i piccoli strappi sono stati risarciti con velo di carta giapponese e metilcellulosa. Infine è stato realizzato un piccolo passe-partout conservativo ed espositivo al tempo stesso.
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