Con la fine del Granducato di Toscana e con l’avvento del Regno d’Italia nel 1861, per l’Opificio delle pietre dure, nato e prosperato come laboratorio artistico al servizio della corte, iniziava una crisi irreversibile che nel giro di alcuni decenni portò la Manifattura a cessare l’attività produttiva, per inaugurare una nuova attività che mantenesse viva la sapienza tecnica dell’antico Opificio, diventando così uno dei principali centri di restauro del patrimonio artistico.
In un primo tempo, all’interno dei laboratori si continuò a lavorare, utilizzando quella riserva di pietre pregiate ereditate dalla munificenza dei Medici, per produrre arredi con temi naturalistici come fiori, uccelli e frutta.
Purtroppo gli eccessivi costi di produzione e la mancanza di sostegni finanziari portò l’Opificio, nella ricerca di finanziamenti, a cambiare in parte il tipo di produzione, necessariamente adattata ad una clientela non più aristocratica, abbandonando così una certa preziosità dei materiali e semplificando le composizioni decorative delle opere. Per venire incontro alle nuove esigenze del pubblico borghese furono prodotti anche piccoli oggetti di più facile vendibilità, mantenendo però invariata come nel passato, l’impeccabile maestria nell’esecuzione.
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