Nel 1737, alla morte senza eredi del Granduca Giangastone dei Medici, il governo della Toscana passò, a Francesco Stefano di Lorena (1737-1765) che, pur risiedendo permanentemente a Vienna, ebbe modo di visitare la Manifattura durante un breve soggiorno in Toscana.
Nel primo periodo lorenese le creazioni della Manifattura non si differenziarono molto dall’ultima fase medicea, continuando nel collaudato repertorio naturalistico di fiori e uccelli.
Una svolta nello stile dei lavori si ebbe a partire dal 1748, quando la direzione artistica venne affidata all’orafo francese Louis Siries, capostipite della dinastia di artisti che si avvicendarono per quattro generazioni alla guida della manifattura granducale. Fu infatti sua la scelta di abbandonare “l’antico gusto di rappresentare su fondo nero delle grottesche e dei fiori”, per creare dei veri e propri quadri con architetture e figure. Dopo dunque un secolo di dominio di intrecci fioriti, uccelli variopinti e ciocche di frutta, la pittura contemporanea faceva il suo ingresso nei mosaici di pietre dure.
Il gusto per il genere pittorico della veduta vide così espressione in quadri naturalistici con paesaggi e scene di genere, realizzati su modelli del pittore fiorentino Giuseppe Zocchi, che dal 1750 al 1767 collaborò con la Manifattura.
Alla fine del secolo, l’affermarsi del gusto neoclassico portò alla realizzazione di lavori ornati soprattutto con vasi all’antica, strumenti musicali, conchiglie, motivi adatti alla decorazione di mobili, piani di tavolo e piccoli oggetti preziosi che si produssero in abbondanza sotto la dominazione francese, periodo durante il quale alla Manifattura fu concesso di accettare commissioni non solo dalla corte, ma anche dalla società cosmopolita che gravitava in città.
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