In linea con gli interessi naturalistici dei Medici, in particolare con la vivace curiosità di Francesco I, dai primi anni del Seicento sino alla fine del Granducato, la produzione a mosaico di pietre dure si concentrò su composizioni che riproducono, da soli o associati in varie combinazioni, tralci di fiori, rami di frutta, uccelli, insetti. Questi motivi decorativi furono così diffusi da diventare una sorta di “marchio di fabbrica” della Manifattura.
Le composizioni, generalmente su fondo nero per far meglio risaltare la gamma brillante dei colori dei fiori o dei piumaggi degli uccelli, trovavano largo impiego nella decorazione dei piani di tavolo e di mobili. Le formelle di rivestimento erano prodotte in gran numero dalle botteghe granducali, tanto che spesso era consuetudine predisporre anticipatamente sequenze di formelle da stipo, per velocizzare i tempi di progettazione ed esecuzione del mobile. Per questo motivo molte formelle, forse rimaste inutilizzate, arricchiscono la collezione dell’Opificio esposta in queste teche.
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