Certamente Marco Ciatti quando entrò nel Ministero recitò la formula solenne che anche io, qualche anno dopo, fui chiamata a pronunciare : “Prometto di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi dello Stato, di adempiere ai doveri del mio ufficio nell’interesse dell’amministrazione per il pubblico bene”.
Anche da questo impegno tutt’altro che scontato, interpretato con serietà, immagino sia derivato quel senso di appartenenza che ha caratterizzato il suo vivere l’Opificio delle Dure. Che è molto di più del consueto “lavorare a”: nessuna delle articolazioni dell’Istituto gli era estranea, tutte le ha fatte crescere e raccontate, disseminate diceva, con passione.
Anche per questo, oltre che per i singoli raggiungimenti scientifici e operativi, gli dobbiamo gratitudine: per la fitta trama di stima, di consonanze, di discussioni feconde, di apertura al futuro che questo vivere ha alimentato attorno all’Opificio.
È perciò doveroso far conoscere i moltissimi ricordi che dopo la sua morte nonostante tutto improvvisa sono arrivati all’ufficio; riflessi diversi, significativi nella loro diversità, di un operare intelligente, appassionato, vigile fino alla fine.
Emanuela Daffra, Soprintendente ad interim dell’Opificio delle Pietre Dure
Raccogliamo e pubblichiamo di seguito i numerosi pensieri e ricordi dedicati a Marco Ciatti che in questi giorni ci sono stati inviati da istituzioni, amici e colleghi:
Ricordo di Marco Ciatti
Sabato 20 aprile ci ha lasciato Marco Ciatti: si tratta di un vuoto incolmabile nella comunità degli storici dell’arte, dei museologi e dei restauratori. Nato a Prato nel 1955, si era laureato in storia dell’arte entrando presto nel sistema delle Soprintendenze statali, prima a Siena dal 1981 al 1984 e da questa data fino al pensionamento nel 2022 presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, dove era stato chiamato da Antonio Paolucci, un altro accademico linceo recentemente scomparso, contribuendo in modo sostanziale al prestigio mondiale dell’Istituto, una delle eccellenze italiane nell’ambito storico-artistico. Vicedirettore del settore del restauro dei dipinti e tessuti, nel 2012 aveva ottenuto la qualifica di Dirigente per divenire quindi Soprintendente dell’Opificio, una funzione fondamentale e di grande impegno che ha rivestito negli ultimi dieci anni, affermandosi come uno dei più competenti specialisti nel campo del restauro, nel quale sperimentava e applicava le tecniche più aggiornate e che indagava anche sotto il profilo storico, teorico e metodologico.
Marco Ciatti ha sempre concepito il suo lavoro come un impegno civile e pubblico finalizzato alla salvaguardia di esiti sommi della storia dell’umanità da tramandare alle generazioni future. Tra i numerosissimi restauri che ha diretto citiamo solo, accanto ai molti rivolti ad opere d’arte superstiti dall’alluvione fiorentina del 1966 (come l’Ultima Cena di Vasari, ritenuta irrecuperabile), la Croce di Santa Maria Novella di Giotto, il Cristo risorto di Piero della Francesca, l’Adorazione dei Magi di Leonardo, la Madonna del cardellino di Raffaello, la Decollazione del Battista di Caravaggio a Malta. Per ben ventisette anni ha diretto i lavori di restauro della Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, sperimentandovi sofisticate tecniche innovative. L’indefessa attività pratica e sul campo, non è stata mai stata da lui disgiunta da riflessioni teoriche, tutte pubblicate sulla rivista annuale dell’Opificio che aveva ideato e giunta al sessantatreesimo numero, così come aveva concepito e diretto alcune collane dedicate al restauro, tra le quali “Storia e Teoria del Restauro”. L’attività didattica – molto ammirata e di grande coinvolgimento – tenuta sia presso l’Opificio stesso che presso numerose università (Siena, Firenze, Bologna, Cattolica e Politecnico di Milano) lo aveva portato a redigere nel 2022 l’utilissima pubblicazione Sul ‘restauro’ dei beni culturali. Viatico per gli studenti. Per le sue competenze è stato invitato in tutto il mondo a tenere lezioni, conferenze e a partecipare a convegni su problemi di restauro e di conservazione dei beni culturali. Nel 2011 gli era stato attribuito il premio intitolato a Pasquale Rotondi per l’attività di recupero delle opere d’arte degradate a seguito di molte calamità naturali. Era da anni accademico dell’Accademia dell’Arte del Disegno di Firenze e, dal 2022, Socio corrispondente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, alla quale ha offerto generosamente molte delle sue competenze: basti ricordare il suo proficuo impegno nella Commissione Villa Farnesina e il suo recente contributo al convegno internazionale Perugino and young Raphael: diagnostic investigations and art-historical studies.
Accademia Nazionale dei Lincei, Presidenza
E’ inevitabile e anzi doveroso associare la memoria di Marco Ciatti a interventi dell’OPD sui capolavori dei massimi artisti: Giotto, Beato Angelico, Gentile da Fabriano, Filippo Lippi, Botticelli, Leonardo da Vinci, Mantegna, Raffaello, Rosso Fiorentino, Vasari, Caravaggio…
Ma il valore del suo lascito risiede anche in aspetti meno visibili del suo operato. Mi è caro ricordare la sua premura per ogni oggetto d’arte, anche marginale e minore. La tenace difesa dell’unità di metodo, teorizzata dal nostro grande predecessore Umberto Baldini, che sgombrava il campo del restauro dalle ricette arcane di bottega per collocarlo all’ incrocio tra riflessione filosofica, ricerca scientifica, manualità d’eccellenza. La fiducia nel “triangolo virtuoso”: storico dell’arte-scienziato-restauratore. La comunicazione dei risultati a livello sia scientifico sia di alta divulgazione. La centralità della formazione dei giovani, a cui Marco ha dato tanto, dentro e fuori dall’OPD. Il suo senso di responsabilità: totale, incrollabile. La sua pacata e cordiale umanità. E tanto altro ancora, che ci fa sentire dolorosamente la sua mancanza.
Cristina Acidini, già Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure, Presidente dell’Opera di Santa Croce
Our condolences for the loss of Professor Marco Ciatti who will be sadly and greatly missed.
With deepest sympathy from your colleagues from the Jan Matejko Academy of Fine Arts in Krakow.
Jarosław Adamowicz, PhD, Professor. Dean of the Faculty of Conservation and Restoration of Works of Art
Un ringraziamento da parte mia al dott. Ciatti è dovuto per l’appoggio che ho ricevuto, perchè sì i grandi restauri…le sfide che altri non avrebbero intrapreso con il suo coraggio e la competenza eccezionali… ma la passione con cui si preoccupava per l’Opificio, delle persone e delle sedi, va riconosciuta e anche qui tanta conoscenza e l’attenzione di un padre.
E così la sua impronta l’ha lasciata, ha fatto meno clamore di un grande restauro, ma le idee erano chiare, le spalle forti, la determinazione altrettanto e lo sguardo sempre avanti. Davanti alle difficoltà mi spronava, cara Lorenza vai avanti non ti fermare…dì che lo voglio io e quando serviva lui c’era, queste lezioni non si dimenticano.
Lorenza Alcaro, Funzionario Architetto, OPD
Mi unisco a voi in questo doloroso momento con commozione e affetto. Mi sembra fosse quasi ieri che si partecipava insieme al convegno su Perugino a Roma, nell’Accademia dei Lincei, di ottobre scorso, seduti accanto e parlando con il nostro caro e stimatissimo amico Marco. Esprimo le mie più sincere condoglianze per questo profondo momento di lutto.
Carmen C. Bambach, The Metropolitan Museum of Art, New York
Ora e sempre resistenza,
questa è stata una delle ultime frasi pronunciate da Marco quando ormai la terribile malattia lo aveva, indirettamente ma, purtroppo, definitivamente vinto. Non la resistenza proclamata da Calamandrei nella celebre epigrafe, ma una resistenza personale, intima, altrettanto decisa contro un avversario altrettanto feroce e che Marco aveva da molti anni assunto come impegno di vita quotidiana, per sé stesso, per la sua famiglia, per l’Istituto dell’Opificio delle Pietre Dure. Alla fine, la malattia lo ha vinto, ma fino a quel momento, per tutti i giorni, i mesi, gli anni, Marco ha avuto il sopravvento e lo ha fatto grazie alla sua caparbietà di non cedere, sorretto dal conforto della famiglia, dal sostegno degli amici, dai valori in cui credeva nel mondo del lavoro. È stato capace poi di trasformare la resistenza in resilienza, concetto a lui caro, ed affrontare in maniera propositiva le difficoltà che la vita stessa gli poneva e continuare nonostante tutto a dirigere l’Istituto nel modo che tutto il mondo gli riconosce. Metaforicamente si può paragonare un Istituto come l’Opificio delle Pietre Dure ad una nave che deve solcare i mari, ecco con Marco alla guida la nave OPD ha varcato limiti e confini nel mondo del restauro, della ricerca, della didattica. In tutti questi anni ha saputo coordinare i suoi collaboratori rendendo così possibile che si potessero compiere i numerosi e difficili restauri, talvolta anche insperati e che le numerose pubblicazioni, ostinatamente volute da lui, ne sono testimonianza. E sempre, con tutti, con amicizia e passione.
La scomparsa di Marco porta via un appassionato e convinto funzionario dello stato sostenitore dell’importanza dei valori che le opere d’arte ci tramandano e quindi un accanito fautore della conservazione di tutte le opere d’arte; porta via un affettuoso marito, un tenero padre, un caro amico.
(Antonio) Roberto Bellucci
Difficile accettare che un amico, compagno di studi e di lavoro non sia più fra noi. Tutti sapevamo dell’ulteriore lotta che la vita aveva inflitto a Marco, già provato da altre profonde difficoltà. Eppure, quel suo modo pacato di raccontarsi, quel suo sguardo limpido e pieno d’amore e di speranza, faceva presupporre che la lotta sarebbe stata dura, ma avrebbe permesso di condividere ancora molto tempo assieme.
Non è stato così. Allora dopo essere rimasta attonita, provo a inviare un mio ricordo personale che fa propri tutti i pensieri di quanti mi hanno preceduta e aggiunge una nota. Marco era pronto a confrontarsi sempre, sapendosi mettere sullo stesso piano e ad accettare le idee altrui, anche se queste non corrispondevano a quello che avrebbe voluto. Questo scambio, questo rispetto, questo modo di costruire ci ha permesso di realizzare assieme cose importanti per il nostro lavoro. Ci ha fatti crescere entrambi, ci ha aperto la mente.
Auguro alle future generazioni di storici dell’arte e restauratori di trovare sul loro percorso almeno un “Marco” con cui crescere e solidificare le conoscenze con apertura al futuro e occhio rivolto al passato, testimone della nostra storia, delle nostre conquiste, dei nostri errori.
Ciao Marco, guida ancora i giovani sulla strada giusta. C’è tanto bisogno di avere riferimenti solidi e tu li hai lasciati attraverso i tuoi scritti e le tue opere.
Che tu possa essere sereno!
Tua
Monica Bietti
Dalle tante testimonianze pervenute, vedo che molte e molti dichiarano di avere imparato da Marco. Ho la presunzione di pensare che lui qualcosa abbia imparato da me, nei miei dodici anni di direzione dell’Opificio. Io, a mia volta, avevo imparato da altri, prima di me. Si chiama trasmissione delle conoscenze; esiste anche negli altri esseri viventi, ma inconsapevole. Il migliore servigio che possiamo rendere al ricordo di Marco è allora di vivere quanto ancora ci rimane in quello spirito di confronto, apertura, disponibilità, buona volontà, impegno scientifico e civile, senza il quale la conoscenza si arresta e regredisce.
L’umanità, intesa come genere umano, ha necessità di umanità, intesa come insieme di virtù umane. Addio, Marco
Giorgio Bonsanti, già Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure
Marco Ciatti ha fortemente contribuito, con la sua intelligenza e sensibilità, a fare dell’Opificio un punto di riferimento unico per gli operatori del restauro in Europa e nel mondo. Con la sua visione aperta ed attenta alle innovazioni tecnico-scientifiche, ha promosso collaborazioni sempre più estese con università e centri di ricerca nazionali e internazionali, dando impulso alla ricerca e contribuendo a fare dell’Opificio un’istituzione di avanguardia nell’uso delle metodologie più avanzate della scienza del patrimonio. In questo ambito, ha partecipato fin dai primi passi alle iniziative per la creazione della infrastruttura di ricerca europea E-RIHS ed ha aperto gli archivi dell’Opificio all’accesso di tutti i ricercatori europei nel campo della conservazione, perché potessero usufruire delle straordinarie esperienze accumulate nell’istituzione nel corso degli anni. Dei nostri incontri, ricordo la sua convinzione e passione gentile nel sottolineare quanto l’integrazione degli studi storico-artistici con le indagini scientifiche possa risultare decisiva non solo per i trattamenti conservativi o di restauro, ma anche per il posizionamento attributivo, cronologico e critico delle opere.
Nell’esprimere cordoglio per la sua scomparsa, mi unisco ai tanti che sentiranno la mancanza non solo di un amico generoso e sincero, ma anche di un autentico modello di professionalità e competenza.
Bruno Brunetti, già Ordinario di Chimica Inorganica dell’Università di Perugia e Coordinatore dei progetti LabS TECH, Eu-ARTECH e CHARISMA
Trasmettere il ricordo vuol dire tradurre in parole emozioni e sentimenti che hanno sostanziato i rapporti fra le persone. Ritengo perciò importante cercare di contenersi su quanto particolarmente apprezzato. Nel rapporto quasi da figliol prodigo, rientrando nell’istituto che mi aveva visto crescere a seguito degli eventi dolorosi della bomba dei Georgofili, ho trovato nell’intendere l’incarico direttivo di Marco una particolare disponibilità al dialogo; mai, anche nel dibattito di opinioni tecniche, ha assunto posizioni di prevalenza gerarchica, qualità non comune che voglio aggiungere a tutti gli altri ricordi.
Ezio Buzzegoli
Del professor Ciatti, ho il ricordo legato ad alcune lezioni seguite all’Università di Siena, di un corso sulle tecniche di restauro divise con il professor Bagnoli. Furono 4/5 incontri, se non ricordo male, così profondi che mi trasmisero, oltre che le conoscenze, il senso del suo amore nei confronti delle opere d’arte, la sua incrollabile competenza, la facilità nel raccontare i metodi, le criticità, i risultati. Fu il classico caso di quando brevi momenti, ti lasciano un senso perdurante di crescita. Per questo, malgrado i molti anni passati da quelle lezioni, alla notizia, ho sinceramente provato tristezza e dispiacere.
Riccardo Carresi
La perdita di Marco Ciatti è un grande lutto per i colleghi dell’Opificio, a cui va il mio abbraccio sentito. Ma è un lutto e una perdita insostituibile per tutti noi restauratori, che da oggi siamo un po’ più soli. Ci lascia una persona che ha unito competenza, garbo, rigore e spirito di servizio ormai sempre più rari.
Lo ricordo con riconoscenza,
Angela Cerasuolo
Un forte ringraziamento e infinita riconoscenza per il “Capitano” di questa grande “nave” dell’ OPD, Marco Ciatti, per quanto ci ha trasmesso con la sua profonda conoscenza, sensibilità e passione che ha fatto la differenza nelle nostre vite di restauratori di opere d’arte.
Le più sincere condoglianze ai familiari.
Melissa Ceriachi
As I think about the loss of Marco Ciatti, two images come to my mind. The first is a lively, early summer lunch with a Marco and friends of the Opificio during sometime in the 1980s. He was young, enthusiastic, and deeply dedicated, and passionate about the work at the Opficio and the crucial role this extraordinary institution has played in preserving one of the great patrimonies of the world. The other was many years latr in Los Angeles, where in 2013 I gave a very general, public lecture about Giotto. By this time Marco had been in charge of the Opificio for just under thirty years and had directed the conservation of extraordinary works that sometimes required completely new analytic approaches. “Yikes”, I thought, “What will Marco make of this.” But of course, he was incredibly generous and came up not only to greet me and say a few nice words but to let me know that concerning some thorny issues that continue to be divide scholars we were on the same page. I should not have been surprised, because my views had been so strongly shaped by discussions with him and my colleagues at the Opificio and the works I had been privileged to see and discuss with those charged with their care. In the case of Giotto, these works included the fragmentary but incredibly important Madonna from the parish church of Borgo San Lorenzo as well as the monumental crucifixes from Santa Maria Novella and Ognissanti. In each case, the Opificio’s work was transformational. Like so many others, over the years I have built up an enormous debt to my colleagues in the Opificio delle Pietre Dure and above all to Marco, who facilitated visits and welcomed discussions and was obviously and justifiably proud of the important work for which he was responsible and the fundamental contributions their work has made to the history of art. In an Instagram post, Cecilia Frosinini gave wonderful tribute to Marco’s rare combination of dedication and levity, seriousness and humor: “34 anni di amicizia, lavoro e scherzo,” her caption read. The accompanying photo is the way I will remember him: his restrained attire that was typically Florentine in its casual formality, his broad, graying mustache, reading glasses half way down his nose, and that knowing gaze and bemused smile that always greeted me on visits.
Keith Christiansen, Curator Emeritus, The Metropolitan Museum
Un caro saluto al prof. Ciatti!! Mi piace ricordarlo in aula mentre spiegava “teoria del restauro”, custodisco ancora i suoi preziosi appunti a distanza oramai di circa 20 anni! Un altro piacevole ricordo riguarda la sua passione per lo sport: in occasione dei mondiali di calcio presso i Laboratori della Fortezza ci si fermava a vedere le partite, era il primo tifoso e ci teneva tantissimo!!
Un caloroso abbraccio da Bartolomeo
Bartolomeo Ciccone
Buon viaggio Prof. Ciatti. Conservo ancora i suoi appunti di Storia del Tessuto, la sua prima specializzazione. Da allora il nostro cammino si è incrociato più volte in Opificio e Lei non voleva che la chiamassi ancora Prof, la faceva sentire ‘anziano’. Lassù sarà in buona compagnia con i Grandi del restauro
Valeria Cocchetti, Restauratore, settore Dipinti (Diploma OPD 1985)
Addio a Marco Ciatti
Con la scomparsa di Marco Ciatti, il mondo del restauro dei beni artistici perde un protagonista fra i più eccellenti, che ad esso ha dedicato passione e competenza straordinarie. La sua lunga e intensa carriera al servizio dello Stato si è svolta quasi per intero all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, prima come funzionario e per dieci anni da Soprintendente, contribuendo in maniera sostanziale alla crescita dell’Istituto, anche in ambito internazionale. E proprio come Soprintendente Marco Ciatti ha accolto la richiesta di affidare il restauro del Volto Santo, attualmente in corso, all’Opificio che ne ha assunto la pratica realizzazione e la responsabilità dell’articolata campagna diagnostica di supporto all’ intervento. Dopo avere impostato con la consueta efficienza i termini della collaborazione, Marco Ciatti è rimasto a far parte del Comitato Scientifico che affianca i lavori, offrendo anche qui un contributo essenziale di esperienza e di accostante umanità. Ne ha dato prova anche nei suoi sofferti giorni in ospedale, chiedendo notizie di una riunione tenutasi a Lucca: il Volto Santo è stato fra i suoi ultimi pensieri.
Nel Comitato Scientifico resterà viva e riconoscente la memoria di un professionista di grande qualità e di un uomo buono.
Il Comitato scientifico per il restauro del Volto Santo di Lucca
Tutta la Commissione tecnica è unita nel voler ricordare con dolore e rimpianto Marco Ciatti, mancato il 20 aprile 2024. Marco, che della Commissione è stato per oltre un decennio uno dei membri più attivi e propositivi, capace di unire competenza (anche severità, a volte, quando era necessario) a un garbo inestimabile e raro.
In quest’ ultima commissione, purtroppo, Marco ha potuto partecipare solo per pochi mesi per raggiunti limiti di età e da allora l’Opificio delle Pietre Dure non è rappresentato per il Ministero della Cultura, nonostante i numerosi solleciti da parte della Commissione, inascoltati.
Ma di Marco resta comunque la qualità delle sue proposte nel settore dell’insegnamento del restauro che gli stava enormemente a cuore e nei lavori della Commissione, proposte messe in pratica ancora oggi, un’eredità di cui gli saremo sempre grati, nonostante il dolore di non poterne più discutere insieme.
Grazie Marco!
Commissione tecnica per le attività istruttorie finalizzate all’accreditamento delle istituzioni formative e per la vigilanza sull’insegnamento del restauro: Caterina Bon Valsassina, Carla Bertorello, Francesca Capanna, Piergiulio Cappelletti, Giuseppe Carci, Cesare Feiffer, Alessandra Marino, Andrea Pane, Renata Prescia, Maria Letizia Sebastiani
Marco uomo intelligente e modesto, riflessivo pensoso e di cuore pacato nelle sue manifestazioni di amicizia, lascia in me un grande rispetto per coloro che hanno attraversato una parte importante della mia vita lasciando di sé una traccia molto significativa
Simonella Condemi
Con la presente vi chiedo di portare alla famiglia del Prof. Ciatti il cordoglio del direttivo della categoria restauro di Confartigianato Imprese e la mia diretta partecipazione al lutto. Ricordiamo tutti il prof. Ciatti per la profonda conoscenza del settore e per la valorizzazione della figura del Restauratore di BBCC, specialmente come direttore del centro OPD di Firenze.
Che la terra gli sia lieve.
Confartigianato Restauro: Borgogno Roberto, Presidente Nazionale Confartigianato Restauro
Siamo profondamente addolorati per la scomparsa di Marco Ciatti, un uomo che ha dedicato la sua vita allo studio e alla tutela dell’arte. Insieme a lui e all’Opificio delle Pietre Dure, l’Istituto Nazionale di Ottica del CNR ha condiviso obiettivi e progetti ambiziosi che continuerà a portare avanti anche come parte del suo prezioso lascito.
CNR-INO: Laura Benassi a nome dell’Istituto Nazionale di Ottica del CNR
La direttrice Costanza Miliani, insieme al personale dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, esprime il proprio cordoglio per la scomparsa di Marco Ciatti, pioniere delle scienze del patrimonio culturale.
La sua eredità continuerà a ispirare noi e le generazioni future.
CNR-ISPC: Costanza Miliani ed il personale dell’ISPC
Ho avuto il privilegio di incontrare Marco Ciatti nel dicembre 2015, poche settimane dopo aver iniziato il mio incarico da direttrice del Bargello. Avevo già letto alcune delle sue pubblicazioni, conoscevo bene il suo lavoro come Soprintendente dell’OPD e la stima che gli riservavano alcuni colleghi con cui avevo lavorato negli Stati Uniti. Fin dai primi incontri fiorentini, ne ho apprezzato il garbo, la signorilità, la competenza scientifica e la dedizione verso l’Opificio delle Pietre Dure. Abbiamo avviato fin dai primi mesi del mio incarico una collaborazione istituzionale per la ricerca, la manutenzione e il restauro di diverse opere delle collezioni dei Musei del Bargello, dai materiali lapidei, ai tessuti e alle oreficerie. I due progetti più impegnativi, durante il mio mandato da Direttrice, sono stati avviati sul San Marco di Donatello ad Orsanmichele e sul Paradiso di Giotto e bottega nella cappella della Maddalena al Museo Nazionale del Bargello pochi mesi prima dell’interruzione forzata delle attività, causata dall’emergenza pandemica del 2020. Tuttavia grazie ad una grande sintonia istituzionale, una meticolosa organizzazione delle procedure di sicurezza e alla collaborazione del personale delle rispettive istituzioni, siamo ripartiti non appena i protocolli di sicurezza nazionali lo hanno permesso, completando diagnostica, manutenzione e restauro nei tempi previsti o con poco ritardo nel 2021.
Non ci vedevamo di frequente, ma ogni scambio epistolare, telefonico, insieme con gli incontri di persona erano sempre per me molto proficui tanto relativamente alle buone pratiche di manutenzione programmata e restauro, quanto a ricerca e innovazione.
Sono stata onorata di aver collaborato con un dirigente dello Stato così competente e di cui si sentirà la mancanza.
Paola D’Agostino, già Direttore dei Musei del Bargello
I Tecnologi del legno del DAGRI dell’Università di Firenze ricordano con affetto e commozione MARCO CIATTI, che per tanti anni li ha onorati della sua amicizia, e della sua saggia e lungimirante collaborazione nell’impostazione delle attività scientifiche comuni.
Alla Famiglia e ai Colleghi dell’Opificio le nostre sincere condoglianze.
DAGRI – Unifi: Marco Fioravanti, Giacomo Goli, Paola Mazzanti, Lorenzo Riparbelli, Marco Togni, Luca Uzielli
Se sono qui a scrivere è per ricordare l’uomo, l’amico, il “compagno di banco”, come amava dire nei miei confronti. “Vent’anni di Fortezza non si augurano al peggior nemico” (sempre parole sue).
Insieme, in quella sede distaccata dell’OPD, abbiamo lavorato, tanto. Abbiamo affrontato difficoltà e mietuto successi. Prima in una stanzuccia a piano terra, per un periodo anche con la dolcissima Maria Grazia Vaccari, che purtroppo ci ha lasciati ormai diversi anni fa. Accanto c’era l’ufficio (si fa per dire: era un buco oscuro) di Antonio Paolucci alla sua prima esperienza OPD. Sia Antonio che Marco all’epoca fumavano il sigaro… fino dalle 7 di mattina…
Poi, dopo la ristrutturazione della sede di Fortezza, avemmo il lusso di due uffici gemelli, con finestra! E così la mattina iniziavamo la giornata: i programmi (e le grane) del giorno, un’occhiata rapida ai titoli dei giornali, un piccolo sfogo sui rispettivi problemi personali (“è la vita … Marco …Cristina… bisogna affrontare anche quella”), un sorriso e una battuta per farsi coraggio … e poi via! Ci vediamo dopo. Auguri!
E poi ricordo Marco davanti al mare di Castiglioncello, da lui amatissimo, a inebriarsi di luce e di azzurro, fino all’estate scorsa, l’ultima. “Che dici mi compro una canna da pesca e mollo tutto?” Io e la sua cara moglie ridevamo: figurarsi! Non ce lo vedevamo proprio …
Addio Marco, amico mio, compagno di tanta vita. Forse ci rivedremo dove dicevi tu
Cristina Danti
Ci uniamo al dolore per la scomparsa di Marco Ciatti, storico dell’arte per lungo tempo alla guida dell’Opificio delle Pietre Dure, dove ha diretto importantissimi lavori di restauro svolgendo il suo servizio in modo esemplare, con passione, impegno e generosità, insegnando alle nuove generazioni.
Direzione Generale Educazione, ricerca e istituti culturali – MiC
Nel 1980, allorché venni dichiarato vincitore del concorso per storici dell’arte bandito nel 1978 (lo stesso che consentì nel 1981 a Marco Ciatti l’ingresso nella Soprintendenza di Siena, sua prima sede di servizio), ero già di ruolo nella scuola ma non esitai ad abbandonare una cattedra per abbracciare con entusiasmo la nuova carriera; ciò che mi attraeva del nuovo lavoro era la possibilità di occuparmi, attraverso il restauro e le buone pratiche di conservazione, della fisicità dei manufatti. Questa irresistibile attrazione, che si nutriva della convinzione che le nozioni apprese sui testi dovessero essere sottoposte al vaglio del rigoroso accertamento delle tecniche esecutive e della prassi manutentiva vigente nelle varie epoche, accomunava un’intera generazione di storici dell’arte, alla quale apparteneva anche Marco Ciatti, di sette anni più giovane di me. Spesso, per far comprendere quanto delicato fosse l’equilibrio fra l’ottica dello storico dell’arte e l’ottica del restauratore, Marco usava riferirsi alla prassi vigente alla National Gallery di Londra, con la quale ebbe frequenti contatti: a Londra – raccontava – i conservatori delle varie sezioni del museo ritengono esaurito il loro compito nel momento in cui decidono di affidare un’opera al Laboratorio di Restauro e non ritengono necessario confrontarsi con i restauratori sulle scelte da compiersi. In Italia, invece, da Brandi in poi lo storico “si sporca le mani” (non solo metaforicamente, talvolta) occupandosi di problemi tecnici in un rapporto – non sempre idilliaco, ma comunque arricchente – con gli operatori del restauro.
Questo amava ripetere Marco e questa ottica, come una stella polare, ha orientato la mia trentennale attività di funzionario di Soprintendenza, dapprima a Pisa e poi – per cinque lustri – a Genova; queste convinzioni mi hanno portato, in pieno accordo con Marco e con Giorgio Bonsanti, a mettere in moto la complessa operazione che ha portato al restauro della croce dipinta di Sarzana (1138) e, in seguito, hanno presieduto – finché ne ho avuto la responsabilità – al funzionamento del Laboratorio di Restauro della Soprinendenza per i Beni Artistici e Storici della Liguria. Questa fervida stagione si è chiusa da tempo ma, con l’ottimismo della volontà, confidiamo che la sua eredità, come un fiume carsico, possa continuare ad agire, anche nel nome di uno dei suoi protagonisti.
Piero Donati
La Galleria Nazionale dell’Umbria partecipa al cordoglio per la scomparsa di Marco Ciatti, stimatissimo professionista, integro uomo dello Stato, persona di grande umanità.
Una perdita che lascia un profondo vuoto nel mondo del restauro, della storia dell’arte, della cultura.
Il suo esempio vivrà nell’attività operativa e di ricerca dell’Opificio delle Pietre Dure e nel percorso dei tanti allievi formatisi con lui.
Costantino D’Orazio e i dipendenti tutti, Direttore dei Musei Nazionali di Perugia – Direzione Regionale Musei Umbria
Marco will be remembered and missed for so many things, but especially for his great kindness. Although often busy with meetings and other undertakings, he always made time to greet friends and colleagues when visiting the the Fortezza. Then there was his infectious enthusiasm for dugento painting and I have learnt so much from him. I am particularly grateful that in these last, difficult years we have been able to spend time together when serving on the advisory commission for the cleaning of Cimabue’s Maestà at the Louvre. I shall always remember the delight in his eyes when he announced that the cleaning of this work would transform our understanding of the development of painting in Italy. I now realise that he must have been very ill, but he never lost that sense of passion and excitement when confronted with a great work of art.
Jill Dunkerton, The National Gallery, London
All’inizio della sua carriera Marco era ispettore funzionario alla Soprintendenza di Siena, dove l’ho conosciuto. È sempre stato una persona gentile, pacata e molto molto professionale. Forse era anche un po’ timido, questa almeno era la mia impressione, o solo schivo, ma non prevaricava mai gli altri, anche nei discorsi. La sua innata gentilezza d’animo era sempre superiore ad ogni altro atteggiamento.
Sono felice di averlo conosciuto e credo che lo siano anche gli altri “ragazzi” di allora.
Ciao Marco
Anna Maria Emanuele
Marco Ciatti gehört zu den führenden Persönlichkeiten auf dem Gebiet der Restaurierung, Konservierung, Denkmalpflege und Kunstwissenschaft in Italien und Europa. Gleichermaßen gebildet als Historiker wie als Restaurator verkörperte er geradezu den idealen Sachwalter des kulturellen Erbes. Man weiß nicht, was mehr zu bewundern ist – seine umfassende Belesenheit, sein phänomenales Wissen um Kunst- und Kulturgeschichte, seine exzeptionellen Restaurierungen von Meisterwerken der besten Künstler oder seine zahlreichen großartigen Publikationen, die Maßstäbe setzen und noch Jahrzehnte lang Standardliteratur sein werden.
Seine Verdienste als Leiter des Opificio delle Pietre Dure in Florenz sind nicht nur für die italienischen Meisterwerke unschätzbar – Generationen von jungen Restauratoren erhielten dort eine phänomenale Ausbildung und lernten unter seiner Ägide, was Restaurierung und Konservierung tatsächlich sein kann und mit welch hohem ethischem Anspruch und fachlich-handwerklicher Kompetenz Kunst erhalten werden kann und erhalten werden muss.
Es fällt schwer, andere Persönlichkeiten zu nennen, die über Jahrzehnte hinweg ein so hohes Niveau der Restaurierung/Konservierung entwickelt und umgesetzt haben.
Seine Lebensleistungen sind Vorbild und setzen Maßstäbe für das eigene Tun.
Dankbar sind wir für seine Jahrzehnte lange Förderung und Unterstützung, für gemeinsame Projekte und seine Freundschaft.
Seiner Familie und den Mitarbeitern „seines“ Opificio gilt unser Mitgefühl.
Marco Ciatti è stato una delle figure di spicco nel campo del restauro, della conservazione, della tutela dei monumenti e della storia dell’arte in Italia e in Europa.
Come storico dell’arte dedicato al restauro è stato custode ideale del patrimonio culturale. È difficile capire cosa ammirare di più: le sue profonde e fenomenali conoscenze della storia dell’arte e della cultura, gli eccezionali restauri che lui ha diretto, di capolavori dei migliori artisti, o le sue numerose e magnifiche pubblicazioni, che hanno stabilito degli standard e rimarranno un punto di riferimento per la ricerca negli anni a venire.
I suoi meriti come direttore dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze non sono solo inestimabili per i capolavori italiani: generazioni di giovani restauratori hanno ricevuto una formazione eccezionale e hanno imparato sotto la sua guida cosa può significare il restauro e la conservazione, e con quali elevati standard etici e competenze tecniche l’arte può e deve essere preservata.
È difficile citare altre personalità che abbiano sviluppato e realizzato un così alto livello di restauro e conservazione nel corso dei decenni.
I risultati ottenuti nel corso della sua vita sono un punto di riferimento e stabiliscono gli standard per il nostro lavoro.
Siamo grati per i suoi decenni di incoraggiamento e sostegno, per i progetti comuni e per la sua amicizia.
Le nostre condoglianze vanno alla sua famiglia e ai dipendenti del “suo” Opificio.
Prof. Dipl.-Restaurator Erwin Emmerling, ehem. Ordinarius am Lehrstuhl für Restaurierung, Kunsttechnologie und Konservierungswissenschaft, Technische Universität München
Dr. Dipl.-Restauratorin Cristina Thieme, Tiroler Landesmuseen, Innsbruck
Celle oggi ricorda con stima e affetto il Professor Marco Ciatti che ha portato alla Collezione, tramite il Master per l’arte contemporanea, tanta competenza e illuminata amicizia.
Fattoria di Celle – Collezione Gori
Ci uniamo al cordoglio per la scomparsa di Marco Ciatti che con il suo impegno e la sua grande professionalità ha contribuito a rafforzare in questi anni la collaborazione tra l’ Opificio delle Pietre Dure e la nostra Istituzione.
È grazie a lui che abbiamo portato avanti il progetto Fondazione Opificio, in questa foto lo ricordiamo alla presentazione del Master in conservazione e gestione delle opere d’arte contemporanea.
Le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari.
Fondazione CR Firenze
La Fondazione Palazzo Strozzi ricorda con commozione e gratitudine Marco Ciatti (1955-2024), direttore del settore restauro dei dipinti e Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure.
Negli anni in cui ha prestato servizio con passione, dedizione e competenza, si è creata una stretta sinergia personale e istituzionale che ha portato alla realizzazione di restauri di eccezionale rilievo, sia per la conservazione di queste opere, sia per la loro migliore conoscenza. L’impegno e la visione di Marco Ciatti hanno lasciato un’impronta indelebile nel panorama culturale italiano e internazionale, favorendo il successo di mostre di Palazzo Strozzi come “Bronzino” (2010), “La Primavera del Rinascimento” (2013), “Pontormo e Rosso Fiorentino” (2014), “Il Cinquecento a Firenze” (2017), “Verrocchio, il maestro di Leonardo” (2018) e “Donatello, il Rinascimento” (2022).
Fondazione Palazzo Strozzi
La Fondazione Pedretti ricorda con commozione e gratitudine Marco Ciatti (1955-2024), direttore del settore restauro dei dipinti e Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure.
I suoi rapporti con Carlo Pedretti sono stati molteplici, ma particolarmente caro fu per il professore l’invito ricevuto da Ciatti per osservare da vicino il restauro dell’Adorazione dei Magi.
Ci lascia una splendida persona, un esperto raffinato, uno studioso eccellente e con un occhio ai piccoli, grandi dettagli.
Nuova Fondazione Rossana e Carlo Pedretti
Marco è stato per me, in primo luogo, un brillante, cordiale, indimenticabile collega di studi universitari. Lo ricordo alle lezioni di Storia dell’arte sempre attento e gentile. Nei corridoi dell’Istituto scambiavamo opinioni, bibliografie. Nei decenni, poi, della sua formidabile, generosa attività (preferisco questo termine a quello di ‘carriera’) nel campo degli studi e del restauro, è sempre stato prodigo di informazioni, suggerimenti, scambi. Lo ricordo in tempi lontani a Siena in Soprintendenza, ancor prima che all’Opificio, dove mi ricevette più d’una volta. Per non parlare poi delle sue presentazioni alla Fortezza e in altri luoghi istituzionali.
Un coetaneo, collega e studioso con la gentilezza d’altri tempi, con la professionalità e le conoscenze sempre aggiornate, anzi spesso in anticipo sui tempi. Non lo dimenticheremo, grazie Marco
Gloria Fossi
Marco Ciatti (1955-2024)
Scrivere questa memoria mi costa molto, dal punto di vista umano, perché mai avrei voluto trovarmi nella condizione di farlo.
Eppure al tempo stesso trovo doveroso farlo. Grazie al legame strettissimo che ho avuto con Marco Ciatti sul lavoro, in un lasso di tempo di più di 30 anni, vorrei riuscire a trasmettere qualcosa di più, se possibile, oltre le attestazioni di stima, di rispetto e di apprezzamento che tutto il mondo sta testimoniando verso la sua indiscussa statura intellettuale e scientifica e il suo lato umano, così peculiare nel nostro mondo.
Nella sua generazione – la nostra – Marco ha sperimentato e contribuito a creare, forse come nessun altro, un cambiamento nel mondo del restauro che solo dopo, con il consueto ritardo, anche la lenta burocrazia amministrativa si è dovuta adattare a riconoscere: quello della reale equiparazione fra le tre professionalità che insistono nel campo del restauro, storici dell’arte, restauratori ed esperti scientifici. Ma soprattutto ha dato prova, nella realtà quotidiana, della stima e della considerazione delle alte competenze dei restauratori, grazie anche all’affiancamento con personalità straordinarie che in quel contesto, di rispetto e di grandi occasioni, trovavano modo di esprimersi. La vita all’interno del laboratorio di restauro dipinti della Fortezza da Basso, quella costola tutta speciale dell’Opificio delle Pietre Dure che lui ha seguito e diretto per decenni, lo testimoniava a chiunque entrasse in contatto con noi.
Accanto a Marco, con lui e spesso lasciati emergere prima di lui, c’erano le competenze di Roberto Bellucci, Paola Bracco, Lucia Bresci, Ezio Buzzegoli, Ciro Castelli, Ottavio Ciappi, Patrizia Riitano, Andrea Santacesaria, per citare solo alcuni nomi attraverso le generazioni di restauratori (ed in ordine rigorosamente alfabetico).
Contemporaneamente c’era la trasmissione, attraverso l’insegnamento a generazioni di studenti, di questa idea non gerarchica e non elitaria del modo di fare restauro, di esercitare la tutela, di vivere il senso dello stato che è ciascuno di noi (come diceva il vecchio slogan – a lui tanto caro – del maggio francese).
Studenti destinati a ripercorrere le strade del restauro e studenti storici dell’arte: gli uni perché sentissero l’orgoglio e la responsabilità della professione; gli altri perché imparassero l’umiltà e la condivisione con competenze diverse e complementari che spesso gli studi accademici sottovalutano se non, addirittura, negano.
Vorrei concludere con la citazione di un testo che Marco ed io abbiamo condiviso, emblematico di questo modo di fare restauro, di fare storia dell’arte, ma, ancora di più, di fare cultura. Un breve passaggio da un volume dedicato a indagini e scoperte sul Beato Angelico, del 2008: «Non si tratta dunque di affermare la superiorità di un metodo sull’altro, come può accadere se ciò fosse solo una moda temporanea, ma della consapevolezza che se ci rendiamo conto della reale complessità di significati di cui l’opera è portatrice, vero significante con molti significati, allora dobbiamo cercare di assommare tutte le informazioni ricavabili dalle svariate chiavi di lettura». (M. Ciatti e C. Frosinini, in L’Angelico ritrovato. Studi e ricerche per la Pala di San Marco, Sillabe 2008)
Cecilia Frosinini
Marco era un uomo così gentile, sempre pronto ad aiutare, a spiegare, a dare dalla sua grande esperienza. Fin all’ultimo momento, alla conferenza su Perugino e Raffaellino alla Farnesina a Roma parlava del metodo necessario per la ricerca del futuro e commentava sul caso della Pala Dei di Raffaello a Santo Spirito a Firenze. Davo la parola a me, chi ha per anni imperato tanto con ogni visita della sua Fortezza. Grazie a Marco e i suoi colleghi!
Christa Gardner von Teuffel
We were very sad indeed to hear of the death of Marco. He had shown such courage and resilience over the last decade. He was unfailingly kind, helpful and courteous. His scholarly otput was also impressive – particularly as I know how much must be written for purely official business. He left an indelible mark and you too can take great satisfaction from your immense contribution to the OPD during the last years. It is rare to find such a decent human being as Marco, humble, hard-working and interested in other people. Given his illness and the difficulties of domestic life his achievement was amazing. Such people are extremely rare and precious.
Julian Gardner, Emeritus Professor of the History of Art at Warwick University
Ricordo con piacere il primo esame sulla storia del restauro, sostenuto col prof Ciatti, veicolo per un mondo incredibilmente profondo che ha saputo trasmettere con estrema competenza delicatezza e rispetto. La sua assenza si sente… la sento nella sua interezza.
Svèta Gennai
Per Marco
Ho avuto il privilegio di essergli collega nei 28 anni passati da Marco Ciatti come funzionario all’Opificio, e di vederlo diventarne poi Soprintendente. Un incarico doppiamente positivo, perché ha premiato i suoi meriti e ha messo a capo di un Istituto davvero a carattere “speciale” chi aveva maturato al suo interno una lunga e fruttuosa esperienza, premessa indispensabile per capire e gestire al meglio una realtà così articolata e complessa.
E Marco lo ha fatto da par suo, innalzando ulteriormente l’Opificio nel suo ruolo nazionale e internazionale, come centro operativo, scientifico e formativo di eccellenza. Dei tanti e felici esiti dell’attività di Marco molto si è e sarà giustamente scritto: a me preme in particolare sottolineare il suo spirito di servizio, costantemente e generosamente dedicato all’Opificio e al pubblico interesse. E’ quanto abbiamo ritrovato nella sua partecipazione al Comitato scientifico per l’attuale restauro del Volto Santo di Lucca, dove ha portato il contributo di una competenza preziosa e insieme il dono della sua umanità, benevola quanto coraggiosa. Vivrà nel nostro ricordo riconoscente.
Annamaria Giusti
Il ricordo di Marco mi accompagnerà sempre, per la sua posizione ferma sui principi, in primo luogo etici della salvaguardia del Patrimonio, unita a grande serenità ed attenzione verso gli altri, dovute alla sua profonda consapevolezza e competenza.
Antonio Godoli
I have met Professor Marco Ciatti for the first time in 2011, when he kindly accepted our (Jan Matejko Academy’s of Fine Arts in Krakow) invitation to share his knowledge during two-week course: Panel Paintings Initiative – Krakow Summer Institute. I knew his professional achievements; not once I have looked through his publications. His presentations in Krakow were just like this: amazing – full of knowledge, inspiring insights, passion to work. But besides that we were all stunned how warm, open kind and modest person he was. Everybody wanted to be around him and nobody wanted to finish questions or discussion. It was all so light and humorous. He came with a numerous publications in his hand luggage to enrich our library, he has been thanking for our hospitality so many times. After a few years, when I have visited the OPD, he gave me a wonderful and warm welcome. When I teach, every year since 2011, I tell the students about the Opificio delle Pietre Dure and Professor Marco Ciatti. I am very grateful to life that I could meet him. Now I want to express my warmest thoughts and condolences to Professor’s Family and his colleagues at the Institute.
Aleksandra Hola, adiunkt, Wydział Konserwacji i Restauracji Dzieł Sztuki. Akademia Sztuk Pięknych, Kraków
Caro Marco,
è stata Cecilia di buon ora stamani a riportarmi nella realtà del quotidiano che come uno struzzo avevo cercato di affondare per uscire, perdonami, dalla sofferenza che il tuo allontanamento ha determinato anche in me. Inutile tornare sulle tante qualità che facevano parte della tua figura professionale e umana che ho avuto il privilegio di conoscere nei tanti decenni a partire dagli anni universitari. Poi come funzionario e dal 2012 come “ nostro” Soprintendente. Ed è proprio all’inizio di questo tuo mandato che sono particolarmente legata per i bellissimi ricordi che conservo dentro di me. Ti sono grata per avermi affidato in un periodo convulso successivo alla tua nomina in cui eri impegnato nel corso propedeutico alla tua nuova funzione, il tuo cuore palpitante: la Fortezza. Cecilia Frosinini, la nostra Cecilia, era assente negli Stati Uniti per un lunghissimo periodo. Ti sei fidato di me, senza la minima reticenza, e se mai l’avessi avuta, l’hai sapientemente occultata. Sempre in questo torno di tempo l’Opificio si occupava del restauro a San Petronio a Bologna, mi riferisco ai portali della Basilica: e tu nonostante gli impegni e l’assenza mi hai affiancato anche a distanza e sostenuto in maniera impagabile. Non potrei mai dimenticarlo. Come pure i lavori per il restauro del San Giovannino mediceo di Michelangelo che so bene quanta ansia ti abbia procurato. Ce l’abbiamo fatta, spero con onore, perché c’eri tu che mi hai lasciato libera nelle scelte, anche sofferte. Mi hai sostenuto a spada tratta per il ricovero del gruppo scultoreo dell’Amico Aspertini di Bologna in luogo confinato e protetto, anche se poi non c’è stato niente da fare. Sono state infinite le tue battaglie, ma la più difficile e faticosa l’hai dovuta combattere da solo: quella contro la tua malattia. E l’hai fatto in maniera egregia, senza togliere niente al lavoro, ai tuoi affetti, insomma da grande uomo. Ci sono stati tra noi anche brevi, brevissimi screzi o dispareri e di questi ti chiedo di perdonarmi, ma anche tu conoscevi la mia dirompente ostinazione e sono certa li avrai messi da parte. Mi spiace aver peccato di vigliaccheria proprio all’ultimo e non essere riuscita a vincere la paura del tuo allontanamento definitivo. Così non sono venuta a salutarti per l’ultima volta e non riesco ancora a perdonarmelo. Sono certa che adesso tu sia in un bellissimo posto, circondato da presenze splendide che facevano parte dei tuoi affetti e che sono stati anche i nostri Maestri. Un posto dove non esiste la sofferenza né il dolore che hanno governato la tua esistenza per tanti anni.
Maria Cristina Improta
Caro Marco, tanti ricordi di quando eravamo giovani e abbiamo condiviso avventure impegni. Ci mancherai.
Diane Kunzelman
L’ho amato. E’ il Soprintendente a cui ho voluto più bene (non se ne abbiano gli altri).
Perché è stato sempre un gentleman, garbato ed elegante, sia nell’aspetto che nei modi.
Perché abbiamo condiviso quasi 40 anni di Opificio.
Perché ne ha vissuto tutti i momenti, sia le glorie che i travagli dell’Istituto
Perché, da storico, ha sempre caldeggiato, promosso e adoperato la scienza, impiegandola convenientemente nel settore.
Perché ha coagulato le mani, le menti ed i cuori migliori per portare più avanti la conservazione.
Perché si è sempre battuto per migliorare l’OPD.
Perché mi sono sentito orgoglioso di avere un superiore meritevolmente superiore.
Perché ho sempre ammirato la sua capacità, non priva di sacrificio, di fronteggiare ciò che va storto
Perché ha sempre interpretato il ruolo di guida dell’Opificio ed io sono stato convinto e felice di seguirlo.
Perché non ha mai mollato di fronte alle difficoltà di mantenere alta la dignità dell’Istituto, specialmente di fronte a certe sordità ministeriali.
Perché ha sempre guardato avanti e in alto, fisso non in propositi propri, ma istituzionali.
Perché aveva il dono di una leadership coinvolgente e non oppressiva e mi ha sempre trasmesso fiducia.
Perché tutto ciò che ha fatto lo ha fatto con passione, trasmettendo intorno quest’aura
Perché abbiamo condiviso un fortissimo senso di appartenenza all’Opificio, quasi come un clan od un’etnia.
Grazie di tutto questo e di molto altro.
Grazie fratello Marco
Giancarlo Lanterna
Ho lavorato accanto a Marco per poco meno di due anni, quelli della mia presenza alla guida dell’Opificio, ma ho vissuto vicino a lui una vita intera, da quando, fiorentina trapiantata a Prato nel 1977 – e per l’appunto a breve distanza da casa sua – già l’anno dopo ci muovevamo insieme ogni giorno fra Prato e il “Kunst” per preparare quel memorabile concorso per Ispettori storici dell’arte che di lì a poco avrebbe indirizzato i primi passi del nostro lavoro – lui a Siena io a Torino – plasmando le nostre passioni e la nostra comunanza.
Da allora la consuetudine con Marco non si è mai arrestata, nei tanti anni in cui, seppure distanti, ci confrontavamo sulle reciproche esperienze (quante volte ho fatto tesoro della sua visione sul ruolo fondamentale della conservazione preventiva!), ci ritrovavamo in occasioni scientifiche, ci incrociavamo nel cuore del centro storico con le nostre famiglie o passeggiando insieme con i rispettivi cani.
Così è stato nel percorso comune verso la dirigenza, nel contatto quotidiano dell’intenso periodo presso l’Opificio, e ancora, dopo il suo pensionamento, nelle tante occasioni, pratesi e non solo, che fino all’ultimo ci hanno visti compartecipi, sempre con amicizia e condivisione.
Lo straordinario cammino di Marco quale funzionario dello Stato, che lo ha posto a pieno diritto, come qui è stato opportunamente affermato, ” tra i grandi protagonisti della storia contemporanea italiana del restauro”, è stato ricordato da molti e autorevoli testimoni.
Della sua capacità di diffondere il valore delle proprie doti istituzionali, scientifiche e umane, raccogliendo ovunque apprezzamenti e gratitudine, nonché importanti riconoscimenti, sono prova le parole dei colleghi, dei collaboratori e dei tanti allievi, dentro e fuori l’Opificio, che gli giungono con queste pagine.
A me piace intravederti a ritroso, in quel momento di emozione e suggestione profonda, seppure celata dalla tua riservatezza, che tante volte hai provato quando, come tu stesso hai sottolineato, sei riuscito durante il restauro a varcare l’incognito della volontà espressiva dell’autore e “ad entrare all’interno del progetto artistico”: gioia pura per te, caro Marco.
Isabella Lapi, già Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure
Ho avuto la fortuna di conoscere il dr. Ciatti durante i miei anni di collaborazione in Opificio. A distanza ormai di dieci anni, ricordo ancora i suoi occhi luminosi, il suo sorriso sereno, l’essere aperto nel donare la sua conoscenza e competenza. Ricordo le nostre chiacchiere sull’arte, sulla scuola e sulla famiglia.
L’OPD è stato per me un meraviglioso planetario fatto di tante stelle, una per ogni persona che ha lavorato e lavora lì a cui sono rimasta legata, e il dr. Ciatti era la stella guida per tutti.
Ciao, a presto.
Adele Leccia
Addio Dott. Ciatti,
non finirò mai di ringraziarla per tutti gli insegnamenti che con generosità mi ha dato.
Il suo ricordo rimarrà sempre nel mio cuore.
Linda Lucarelli
Nei tanti anni di collaborazione con Marco, un uomo di enorme cultura, non solo storico-artistica, ho sempre nutrito nei suoi confronti una stima immensa e un’ammirazione sconfinata, non solo per le sue qualità umane e professionali ma anche, negli ultimi anni, per la forza con la quale aveva saputo affrontare e combattere la sua malattia restando sempre attivo in prima linea. Era anche un grande e lungimirante manager che ha portato l’Opificio ad essere un modello di riferimento internazionale per lo studio e la conservazione dei Beni Culturali. La sua grandissima apertura mentale e la sua curiosità lo hanno spinto a coltivare e sviluppare, a livelli che non hanno eguali nel mondo, collaborazioni anche con tante istituzioni scientifiche fra le quali mi onoro che abbia voluto inserire quelle in cui lavoravo io. Ed era un uomo buono e mite, capace di stabilire con tutti dei rapporti che portavano al nascere di una profonda amicizia anche personale.
La perdita di un amico come lui mi lascia un vuoto profondissimo, solo attenuato dalla dolcezza dei ricordi di tanti momenti belli vissuti insieme.
Piero Mandò
Ginevra Marchi, insieme a tutto lo staff del Centro Di, si uniscono al cordoglio della famiglia e dell’Opificio delle Pietre Dure per la perdita di Marco Ciatti,
Direttore di Opd Restauro per tanti anni e di cui ricordiamo la competenza e la squisita gentilezza.
Ginevra Marchi e lo staff del Centro Di
Marco Ciatti è stato un punto di riferimento così importante nella mia vita, fatta di passione per il restauro. Rigore, serietà e passione hanno reso il dott. Ciatti, come l’ ho chiamato per 42 anni, una guida, un fine teorico del restauro, presenza imprescindibile nell’ affrontare ognuno dei numerosi casi, unici, affrontati insieme. Grazie, grazie. Sono affranta.
Paola Ilaria Mariotti
Marco Ciatti nei primi due decenni di questo secolo ha contribuito in modo significativo al consolidamento del modello italiano del restauro, valorizzando così gli sforzi di coloro che lo avevano preceduto e ridando speranza alle nuove generazioni di restauratori. Senza dubbio la lunghezza della sua militanza e il suo impegno istituzionale, lo collocano tra i grandi protagonisti della storia contemporanea italiana del restauro.
Vorrei continuare a ricordare Marco ancora domani e domani l’altro. Marco è stato l’esempio del coraggio nell’affrontare la vita, possedeva una straordinaria capacità nel trasmettere serenità e speranza ai giovani e ai meno giovani, come me e come tanti altri che gli hanno voluto bene e che hanno ricevuto quei doni che lui dispensava ogni giorno con profonda generosità.
Mario Micheli
Caro dott. Ciatti,
Non dimenticherò mai il mio primo giorno di corso all’Opificio delle Pietre Dure, lei ci aspettava all’ingresso, io spaventatissima, tachicardica e con gli occhi enormi, non sapevo cosa e dove guardare: Giotto, Raffaello, Rosso Fiorentino, alcuni dei dipinti presenti.
Quel giorno ci disse “Questa sarà sempre la vostra casa”. E così è stato e ancora lo è! Molto, quasi tutto devo a lei e alla famiglia dell’Opificio per quello che ho imparato, per quella che sono a livello professionale.
Il suo impegno, la sua costanza, la sua serietà e la sua passione sono sempre stati per me un chiaro esempio e un insegnamento solido e presente.
Le sarò per sempre grata per le esperienze di lavoro che mi ha permesso di fare.
Anche oggi la saluto come eravamo soliti salutarci quando ci incontravamo la mattina presto in Fortezza “alleprati sempre!”.
Mi mancherà tanto dott. Ciatti.
Debora Minotti
Una vita dedicata all’arte e alla sua tutela. Ci uniamo al cordoglio per la scomparsa di Marco Ciatti, per lungo tempo alla guida dell’ Opificio delle Pietre Dure e membro dell’Accademia delle Arti del Disegno.
Tanti, tantissimi i restauri che aveva seguito, curato e saputo divulgare al grande pubblico. Tra questi ricordiamo uno dei più importanti interventi in Santa Croce: l’Ultima Cena di GiorgioVasari, danneggiata a seguito dell’alluvione, recuperata con uno straordinario lavoro dopo più di dieci anni di restauro e oggi un esempio di eccellenza nel campo della salvaguardia dei beni culturali.
Opera di Santa Croce
Con tutti i colleghi della Scuola di Restauro di Bologna, molti dei quali si sono formati nell’Istituto fiorentino, mi unisco al cordoglio per la scomparsa di Marco Ciatti, per lunghi anni guida rigorosa e sapiente dell’OPD, con il quale abbiamo avuto costantemente confronti molto costruttivi e proficui.
Le nostre più sentite condoglianze alla famiglia e ai suoi cari.
Alfonso Panzetta e i colleghi della Scuola di Restauro di Bologna
Un funzionario pubblico da cui imparare, un docente da ascoltare e da cui apprendere. Il Professor Ciatti era professionalità, perseveranza, bravura, ars oratoria. Impeccabile e mai in ritardo, riusciva a trasmettere agli studenti la sua dedizione al lavoro ed il suo amore smisurato verso quei capolavori che, dopo esser passati dall’Opificio, erano diventati anche un po’ “figli suoi”. L’attenzione alla formazione degli studenti era la stessa che rivolgeva al pubblico in genere, a cui ha voluto sempre garantire massima trasparenza attraverso le pubblicazioni dell’istituto. A lezione, nei convegni o conferenze non ha mai dimenticato di trasmettere la sua stima e gratitudine verso tutti i restauratori e collaboratori dell’Opificio, citandone spesso i nomi per dare ad ognuno il giusto merito.
Apparentemente inflessibile, bastava iniziare a parlargli per coglierne l’anima gentile e generosa. Conserverò sempre una foto che ci ritrae e che chiese di scattarci al termine della discussione della tesi di Specializzazione, di cui è stato il relatore: rimarrà sempre un dolce ricordo di quel giorno.
È nostro dovere continuare a credere in tutto ciò che ci ha trasmesso, spinto a continuare a fare, ed augurato di realizzare: questo conserverà viva la sua memoria.
Con immensa stima e riconoscenza,
Letizia Paolettoni, Specializzata presso la Scuola di Specializzazione dell’Università degli Studi di Firenze nel 2020
Le mie più sincere condoglianze alla famiglia di Marco Ciatti e all’Opificio delle Pietre Dure. Il mondo del restauro ha perso un uomo di grande integrità ed impegno nella difesa del valore storico ed estetico dell’opera d’arte e del suo tempo vita. Il suo profondo interesse nell’insegnamento ha avuto un impatto su generazioni di studenti dell’Opificio e dell’università e non potremmo che essergliene grati. Marco ha considerato gli studenti come estensioni della cultura e del valore storico dell’istituto nel mondo. Con dolcezza e con una conscia aggiudicazione di responsabilità ci chiamava “le nostre bambine.” Mi auguro che la memoria di Marco porti nuova linfa ad un istituto che grazie a lui è ammirato a livello internazionale.
Con affetto,
Irma Passeri
Per oltre vent’ anni ho incontrato Marco Ciatti in occasione di convegni, all’Opificio, ai saloni del restauro o per progettare qualche pubblicazione con la casa editrice Edifir … non potrò mai dimenticare il suo modo calmo e gentile nell’affrontare le nuove proposte e nel risolvere i problemi!
Lo ricordo con grande stima, riconoscenza ed affetto!
Giuseppina Perusini
Ho avuto la fortuna di conoscere e frequentare Marco Ciatti da quando eravamo entrambi sedicenni. Siamo stati compagni al liceo Cicognini di Prato, al classico (era il primo della classe, ovviamente). Poi ci siamo iscritti entrambi a Storia dell’arte, a Firenze, e abbiamo condiviso una parte del nostro piano di studi.
Altri hanno qui giustamente ricordato i suoi meriti scientifici e la fortuna di averlo avuto come collega. Ma qui vorrei ricordare Marco ragazzo: l’amico generoso, simpatico, divertente, la sua bella casa e i pomeriggi a chiacchierare, ridere, parlare di politica-cinema-libri-fumetti, sentire dischi, studiare (beh, sì, più o meno in quest’ordine, quanto a importanza, almeno allora).
Ricordo i viaggi in autostop per le interminabili vacanze degli adolescenti anni Settanta, fatte di mare, sole che scotta le spalle, scogli taglienti, bagni infiniti, mangiare pochissimo, notti in tenda e sogni.
È soprattutto questo che mi vene in mente in questi giorni tristi.
Grazie Marco
Claudio Pescio, direttore Art e Dossier
Marco Ciatti mi è stato caro esempio di umanità prima ancora che maestro nelle professioni del restauro. Nel dolore della sua scomparsa resta viva la certezza della fecondità della sua sapienza, frutto di attenzione profonda, messa sempre a disposizione generosamente e senza protagonismo, con lucida e rispettosa franchezza. Risposi in pace.
Pietro Petraroia
Non dimenticherò mai la gentile accoglienza del dottor Marco Ciatti nel mio primo giorno di tirocinio al OPD, quando insieme ai suoi colleghi Cecilia Frosinini, Roberto Bellucci, Ciro Castelli ed Ezio Buzzegoli siamo andati a studiare le opere alla Pinacoteca di Siena, dove ho potuto avvicinarmi ai dipinti che fino ad allora erano stati per me quasi intoccabili. Le discussioni con specialisti dell’OPD, la collaborazione esemplare tra restauratore, storico dell’arte e scienziato, l’applicazione delle tecnologie e delle teorie del restauro sono stati fondamentali per me – il mio modello professionale è stato definito. Successivamente, grazie alla generosa disponibilità del dottor Ciatti, si sono tenuti per sette anni conferenze con esperti dell’OPD sotto il patrocinio della Galleria Nazionale di Praga. Ripenso con affetto alle numerose visite del dottor Ciatti a Praga, durante le quali abbiamo esplorato diversi monumenti storici, la Cattedrale di San Vito, le esposizioni della Galleria Nazionale, il maestoso castello di Karlštejn ecc., arricchite da stimolanti discussioni. La sua profonda competenza e la capacità di cogliere l’essenza di ogni argomento sono sempre state per me fonte di ispirazione. Ricordo sempre il primo seminario, che è stato per me come una rivelazione, quando la nostra comunità accademica ha potuto incontrare esperti che si occupano delle opere d’arte più significative del mondo. Sono stati presentati interventi di restauro su opere legate a nomi come Raffaello, Leonardo o Giotto… Il contatto stretto con questa istituzione grazie a Marco Ciatti e ai suoi colleghi si è ulteriormente sviluppato sotto forma di consulenze o progetti congiunti. Inoltre, desidero sottolineare l’importanza dell’ampia attività editoriale dell’OPD, che rappresenta un pilastro nella letteratura consigliata per i nostri studenti.
Senza dubbio, l’attività dell’OPD, guidata dal dottor Ciatti, ha lasciato un’impronta indelebile nella teoria, nella tecnologia e nella pratica del restauro nella Repubblica Ceca.
Dottor Ciatti, Le siamo profondamente grati.
Con i miei colleghi esprimiamo le nostre più sincere condoglianze alla sua famiglia e i suoi amici.
Adam Pokorny, Responsabile del dipartimento di restauro della Galleria Nazionale di Praga, Responsabile della scuola di restauro dell’Accademia delle Belle Arti di Praga
Carissimo Marco, te ne sei andato in punta di piedi , così come hai vissuto. Sempre discreto, con un distacco signorile verso il potere e la carriera che pure ti ha dato grandi soddisfazioni, ma per te era importante fare le cose in maniera seria e nell’ interesse della collettività.
Non hai avuto una vita semplice : essere presenti come siete stati tu e Grazia accanto a Giovanni ha richiesto impegno e disponibilità e poi la malattia che hai combattuto con tanta tenacia tanto che tutti noi abbiamo creduto che tu l’avresti sconfitta. Purtroppo non è stato così.
Mi sembra incredibile la tua scomparsa. Nella mia mente si affollano tanti ricordi legati ai lavori svolti insieme per più di trent’anni.
Il restauro e la restituzione dei dipinti della pieve di San Leolino a Panzano nel Chianti fu l ´inizio della nostra collaborazione.
A questo primo rapporto di lavoro se ne sono aggiunti tanti altri che hanno consentito di stabilire oltre alla stima e alla simpatia un rapporto di amicizia.
In tutti i musei del territorio la presenza dell’Opificio e quindi di Marco era costante : da Tavarnelle a SanCasciano,da Empoli( vorrei ricordare il tuo libro sui Codici Miniati della Collegiata) a Certaldo e Castelfiorentino fino al Museo di Greve in Chianti.
Poi le mostre delle quali l’ultima sulla coperta Guicciardini a Palazzo Davanzati corredata da un ampio volume sulla storia della coperta e sul suo restauro.
Quanti ricordi e quanti pensieri. Infine i nostri incontri a Castiglioncello alla messa di Don Francesco o in pineta o al mare.
Caro Marco, grazie sempre della tua gentilezza e disponibilità e del tuo esempio nel mondo del lavoro dove la competenza e il merito si accompagnavano al senso del dovere e alla interpretazione della figura del funzionario pubblico non come gestore di potere ma come servizio alla collettività. Grazie, grazie ancora Marco di tutto.
Rosanna Caterina Proto Pisani
Siamo profondamente addolorati nel venire a conoscenza della dipartita di Marco Ciatti, ammirato, rispettato e amato nel Museo del Prado, specialmente nel Dipartimento di Restauro. Le pubblicazioni e le conferenze impartite da Marco occuperanno sempre un posto importante nel campo della conservazione e del restauro internazionale, così come la sua personalità generosa, amabile e sempre disposta alla collaborazione rimarrà sempre viva in tutti quelli che lo conobbero.
Desideriamo inviare il nostro più profondo affetto a tutto il personale dell’ O.P.D. e specialmente alla famiglia e agli amici di Marco.
Enrique Quintana, Coordinatore e Direttore del Dipartimento di Restauro e Documentazione Tecnica, Museo Nacional del Prado
Il mio ricordo di Marco ha una lunga origine, a iniziare dalla collaborazione tra suo padre e mio nonno che fondarono insieme una piccola manifattura tessile a Prato proprio nell’edificio che sarebbe poi stato l’abitazione di Marco. Lo ritrovai poi a Siena dove iniziò la sua attività nel settore dei beni culturali e l’avvicinamento ai problemi del restauro che sarebbero stati l’oggetto principale dei suoi interessi professionali. Da allora cominciò un’amicizia che è durata fino a quando non ci ha lasciato procurando a me e a chi gli ha voluto bene e lo ha apprezzato un vuoto incolmabile. Da Siena passò all’Opificio che fu il suo felice ricetto per venti anni, fino a diventarne il soprintendente, giusto incarico dopo tutte le iniziative che aveva realizzato e che ha continuato a realizzare in ogni campo del restauro e che tutti conoscono, compreso la valorizzazione dell’Istituto anche in ambito internazionale e nelle tante iniziative e pubblicazioni eseguite. Ma io vorrei ricordare I momenti d’incontro nel suo ufficio nella Fortezza quando parlavamo dei problemi che ci riguardavano e con generosità mi dava le pubblicazioni che aveva contribuito a realizzare. Quei momenti fortificavano la nostra familiarità e il nostro affetto reciproco. Così lo voglio tener presente nella memoria e nel cuore anche se mi e ci ha lasciato fisicamente.
Ciao Marco sei ancora qui con me.
Bruno Santi, già Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure
Il Professor Ciatti, questo sempre è stato per me. Un insegnante straordinario, esemplare, rigoroso, esigente ma generoso, che sapeva trasmettere profonda conoscenza e passione per il restauro. Una presenza costante nella mia vita professionale a partire dalla formazione, un esempio e una guida che ha lasciato una traccia profonda e indelebile nella storia dell’Opificio, nelle vite dei suoi allievi e di tutti i suoi collaboratori. Grazie Dottor Ciatti.
Sara Scatragli, Funzionario Restauratore, Palazzo Ducale, Mantova
In Marco Ciatti, storico dell’arte insigne, che per oltre dieci anni ha diretto l’Opificio delle Pietre Dure con passione, competenza e risultati straordinari, splendevano intelligenza e cultura. Gli sarò sempre grato per l’intenso spirito collaborazione che ha caratterizzato il nostro lavoro comune, ma soprattutto per avermi fatto dono della sua amicizia.
Eike Schmidt
Marco era unico. Unico per competenza, professionalità, disponibilità, ma anche per coraggio, affettività, sensibilità. Un collega straordinario , sempre disposto ad ascoltare e a dare aiuto, collaborazione . Dotato di eleganza e onestà intellettuali non comuni perseguiva senza tentennamenti i suoi obiettivi nel promuovere principi e metodi di una buona conservazione dei beni artistici, con un rigore assoluto accompagnato da una semplicità altrettanto assoluta. Scevro da qualsiasi ansia di competizione, coltivava il suo credo incrollabile nella necessità di un approccio al restauro capace di integrare arte, storia, scienza, metodo. E’ un credo in cui mi riconosco anch’io, che ci ha trovato fianco a fianco per tutti questi anni anche se in istituzioni diverse e che ha nutrito un’amicizia mai venuta meno . Ciao Marco , grazie di tutto.
Magnolia Scudieri
Ho conosciuto Marco e avuto la fortuna di collaborarci per la prima volta nel 1993. Da quel momento, per venticinque anni, tale piacere si è rinnovato con costanza, consentendomi di crescere scientificamente e culturalmente. Ci sono state poi altre occasioni d’incontro e di scambio, anche al di fuori dell’Opificio. Sicuramente non sta a me enumerare e presentare i suoi molti pregi come storico dell’arte e conservatore; voglio invece ricordare alcune sue doti umane non comuni quali la fiducia che riponeva in coloro che collaboravano con lui, la curiosità intellettuale e la grandissima forza d’animo con cui affrontava l’immane mole di lavoro di cui si faceva carico e, soprattutto, la lunga malattia, che non ha interferito o penalizzato i suoi numerosi impegni istituzionali e non istituzionali.
Claudio Seccaroni
Ci ha lasciato una persona rara per le tante qualità che riuniva in sé. L’amore per il suo lavoro, il senso delle istituzioni, la cultura, il rispetto per il prossimo, la correttezza in tutti i rapporti, il garbo e la gentilezza di Marco sono indimenticabili per tutti coloro che l’hanno conosciuto. Ricordo poi la sua sobria discrezione e l’assoluta mancanza di supponenza, aspetti addirittura insoliti in contesti dove talora prevale il desiderio di apparire. La cordiale semplicità tipica dei veri intellettuali è stata la sua cifra. Dal punto di vista professionale ha dato molto e molto ha lasciato dietro di sé. La sua amata famiglia ha avuto la fortuna di vivere con una persona speciale che resterà nei ricordi pieni di affetto, di stima e di rimpianto di tante persone
Con profondo affetto alla famiglia di Marco
Maria Matilde Simari
Con dolore ho letto la notizia della scomparsa dell’amico Marco Ciatti, collega e Soprintendente di grande levatura. Delle occasioni di incontro e di lavoro comune avute con lui, conservo il ricordo di una persona di alto valore professionale, e di grandi qualità umane. Le mie condoglianze alla famiglia, e a chi ha lavorato al suo fianco.
Giuseppe Stolfi
Remembering Marco Ciatti
I first met Marco Ciatti in the palazzo on the Via del Capitano in Siena, which was the local seat of the Soprintendenza. This must have been in 1982. Marco was at the beginning of his career having won not that long before the competition for a post of inspector in the fine arts ministry. I was at work on my Ph.D. and came to those offices many times. There were several desks in the same space. Here were also Alessandro Bagnoli, Alberto Cornice, Alessandro Cecchi and nearby Serena Padovani. What a team and an advertisement for the ministry in its older self in which the emphasis was on the safeguarding of the territory rather than commercial exploitation of the country’s patrimony.
When I next worked with Marco, I was at the Philadelphia Museum of Art and he was at the Opificio delle Pietre Dure where he would spend the rest of his career eventually ending up in the top position of soprintendente. And here too it was the territory that was of utmost importance. He and his colleagues oversaw the conservation of works of art of the entire cultural heritage. Marco recognized this treasure was held together by a delicate fabric that like a spider’s web had to be carefully woven. Conservators were not charged to just clean art so that it came out shining, but to preserve it for the long term be it a museum, church, or some other location. Mark sincerely felt that his mission included the community in which the art, so to speak, lived and breathed.
With Giorgio Bonasanti as soprintendente (and later Cristina Acidini), Marco, Cecilia Frosinini, and I conceived of a project to study all the panel paintings of Masolino and Masaccio together with my colleagues at the Philadelphia Museum of Art and our friends at the National Gallery in London. I believe that this was one of the first large-scale international collaborations for the Opificio. Similar to the world-famous Rembrandt project, it reviewed with the same technical equipment the complete oeuvre of the artists. An Opificio team was sent to New York, Washington, D.C., Naples, Pisa, the Vatican, Bremen, Munich, and Berlin.
Marco had a scientific bend of mind that made him particularly suited for his role at the Opificio. My only disagreement was over interpreting some of the hard evidence about the great Madonna in the Santa Maria Maggiore in Florence, sometimes attributed to Coppo di Marcovaldo. It was, however, a gentleman’s discussion. Marco had at this core a kind heart and belief in professional partnership and respectful debate about evidence. Thanks to him, colleagues from at home and abroad would know that they would have an open door at the Opificio because Marco made it a truly welcoming place. No wonder he had so many heartfelt friends from the world over
Carl Brandon Strehlke, Curator Emeritus, Philadelphia Museum of Art
Gent.mo prof. Marco Ciatti,
desidero ringraziarla per le energie e il tempo che ha investito nel creare i due volumi di Appunti per un manuale di storia e di teoria del restauro. Dispense per gli studenti.
Utilissimi agli allievi di restauro, delle generazioni passate, presenti e future, ma anche a noi restauratori che vi abbiamo trovato un valido alleato nella preparazione del Concorso per entrare a lavorare nel Ministero della Cultura.
Grazie!
Che la terra le sia lieve.
Alessia Strozzi
Per più di dieci anni l’Opificio delle Pietre Dure ha coadiuvato il personale scientifico del Castello Sforzesco nella fase sperimentale del restauro della sala delle Asse. In questo periodo abbiamo avuto il privilegio di lavorare con Marco Ciatti e con gli storici dell’arte e i restauratori dell’Opificio in una sfida tanto difficile. La personalità di Marco, la sua competenza, la sua lucidità e la sua umanità ci hanno accompagnato in questi anni, in una delle esperienze più gratificanti che abbiamo sperimentato.
Aver vissuto questo privilegio ci rende ancora più amaro e triste ora dovervi rinunciare.
Francesca Tasso, Direttrice Area Musei del Castello, Musei Archeologici e Museo del Risorgimento, Direttrice ad interim Area Spettacolo, Castello Sforzesco – Milano
Mi ricordo di te come una persona molto affettuosa, un collega cordialissimo e uno scienziato eccezionale. Ho apprezzato molto la nostra collaborazione internazionale, che hai sempre sostenuto. È stato un piacere lavorare con te e ti sono grata per tutto. Ci mancherai tantissimo.
Cristina Thieme
Caro prof, il suo impegno costante nei riguardi dell’arte e della conservazione è stato un grande insegnamento che mi ha forgiato nel corso degli anni. Il ricordo per Lei sarà sempre vivo e carico di affetto e stima. Buon viaggio anima rara e sensibile
Federica Tombesi
È con profonda tristezza e commozione che ho appreso ieri la notizia della morte di Marco, un uomo straordinario, oltre che un grande storico dell’arte ed eccellente Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Nell’abbracciarvi tutti per la dolorosa perdita, che purtroppo tutti temevamo ma speravamo fosse il più tardi possibile, vorrei porgere una riflessione su di lui come persona, pregandoti di volerla inoltrare alla sua famiglia.
Marco, nonostante il prestigioso e meritatissimo ruolo che ha rivestito, é sempre stato anche una persona: accogliente, pronta a risolvere i problemi, lucida nelle decisioni, spesso difficilissime, mai supponente ! Metteva a suo agio le persone e non posso dimenticare le risate e l’allegria condivisa, nonostante la vita lo avesse messo a dura prova, nel suo percorso familiare.
Non posso pensare che lui non ci sia più, anche con la sua signorilità ed eleganza di modi e di aspetto: un vero signore ovviamente anche nell’anima, una persona davvero unica e speciale come…non se ne trovano più!
Con lui si chiude un’epoca, davvero prestigiosa, che ha reso l’Opificio ancor più famoso in tutto il mondo. Credo che l’impegno di tutti voi sia quello di continuare nel percorso da lui indicato: ha lasciato molti semi che sicuramente germoglieranno e lo manterranno sempre vivo e presente accanto a tutti noi.
Annalisa Zanni