Alla fine del Cinquecento il progresso tecnico dei mosaici fiorentini arrivò a raggiungimenti altissimi: il mosaico ambiva a farsi “pittura di pietra”, avvalendosi sia delle infinite possibilità della cromia naturale delle pietre, che dell’incredibile precisione degli artefici nel taglio delle sezioni lapidee.
Proprio in quest’epoca si affronta, all’interno della Manifattura, il genere del ritratto, che ben si presta a funzioni celebrative e simboliche. Un esempio eccellente è il ritratto di Cosimo I de’ Medici, il cui modello, dipinto ad olio, fu commissionato da Ferdinando I al pittore Domenico Cresti detto il Passignano.
L’immagine lapidea, composta con marmi tutti di provenienza locale come omaggio delle terre toscane al primo Granduca, fu eseguita nel 1598 dal fiesolano Francesco Ferrucci utilizzando un fondo di paragone di Fiandra, considerato simbolo della rettitudine del giudizio, dunque attributo essenziale di un buon principe. Il ritratto era destinato al sepolcro di Cosimo nella Cappella dei Principi, ma non vi trovò mai collocazione.