Le due formelle erano destinate al ciborio dell’altare della Cappella dei Principi.
Realizzate intorno al 1608 su disegno di Bernardino Poccetti, raffinato pittore manierista della corte dei Medici, raffigurano freschissime vedute di colline toscane, che precocemente si inseriscono nella nuova tendenza naturalistica della pittura seicentesca.
Felicissima la scelta delle pietre dure: le diverse sfumature del diaspro di Sicilia, con le sue macchie giallastre e verdastre, riproducono perfettamente le collinette di terra d’ocra della Toscana, mentre le screziature del lapislazzulo di Persia ricordano nuvole e montagne distanti. In questi paesaggi le pietre non appaiono più seguire un disegno, ma sono esse stesse a crearlo.
I pittori o i commettitori incaricati di eseguire le vedute per l’altare venivano mandati anche per diversi mesi alle cave “per vedere le macchie”, cioè per cercare le pietre dure il cui disegno e colore naturale anticipassero elementi per la futura composizione.