Questo banco da lavoro ottocentesco, che ripropone un modello rimasto invariato fin dal XVI secolo, veniva utilizzato dal “commettitore”: così era chiamato l’artefice specializzato nel taglio delle sezioni di pietra destinate al mosaico fiorentino, o “commesso”.
Il banco si caratterizza per una morsa di noce con una maniglia in ottone che la comanda. Nella morsa è fermata la fetta di pietra sulla quale precedentemente è stata incollata una mascherina di carta sagomata con il profilo della sezione da tagliare. Questa viene tagliata dall’operatore per mezzo di un archetto in legno di castagno, su cui è teso un filo di ferro che viene di volta in volta cosparso con un abrasivo inumidito con acqua, collocato in una ciotolina e prelevato tramite un mestolino.
Il commettitore fa scorrere ritmicamente l’archetto, come una sega, sulla fetta di pietra posizionata verticalmente. Il lento movimento e l’azione combinata del filo di ferro e dell’abrasivo ne consentono il taglio. Questa tecnica è rimasta invariata nei secoli e ancora oggi viene utilizzata dai restauratori del Laboratorio di mosaico e commesso in pietre dure presso l’Opificio.