La scultura “Guerriero con Scudo” di Henry Moore arriva nella Terrazza di Saturno dove la desiderava lo scultore

Sono trascorsi più di cinquanta anni dalla grande mostra di Henry Moore al Forte di Belvedere e finalmente si avvera il sogno dell’artista britannico che desiderava vedere esposto per sempre il suo Guerriero con scudo in uno degli ambienti più suggestivi di Palazzo Vecchio, la Terrazza di Saturno, grazie al sostegno finanziario del Ministero del Turismo “Fondo siti UNESCO e città creative”.

La nuova collocazione del Guerriero con Scudo di Henry Moore è stata presentata oggi in conferenza stampa alla presenza della vicesindaca e assessora alla cultura Alessia Bettini, del direttore del British Institute of Florence Simon Gammell, del direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti, della direttrice Servizio Arte Contemporanea dell’Opificio delle Pietre Dure Renata Pintus e di Stefano Filipponi, segretario generale dell’Opera di Santa Croce.

Molte sono state le mancate occasioni di collocare in quella sede la bellissima e per certi versi drammatica scultura in bronzo, di proprietà del British Institute of Florence. Negli ultimi decenni si è potuta ammirare nel primo cortile di Santa Croce, dove è rimasta fino a pochi anni fa. Adesso, grazie alla felice collaborazione di tutte le istituzioni coinvolte e degli eredi, e un accurato restauro seguito magistralmente dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il desiderio di Moore si avvera e il Guerriero sale in alto, in quella Terrazza tanto amata dallo stesso Moore.

 

Il Guerriero con Scudo di Henry Moore, maestro indiscusso dell’arte del Novecento, evoca la figura mutila di un giovane combattente che, nella sua immobile e precaria fierezza, ci sprona a resistere di fronte alle battaglie dell’esistenza e della Storia, rivolgendo sempre lo sguardo verso orizzonti lontani.  In questo capolavoro di scultura si riconosce la principale fonte di ispirazione per l’artista che fin dalla sua prima visita a Firenze fu Michelangelo Buonarroti. Ma non di meno è evidente il ricorso, assieme al non finito, alla nozione di frammento, mostrandosi come un guerriero senza tempo e senza appartenenza geografica.

All’indomani della grande mostra organizzata al Forte di Belvedere nel 1972, Henry Moore decise di donare un’opera alla città di Firenze: la scultura in bronzo Guerriero con scudo (Warrior with Shield), realizzata per la prima volta nel 1953-54 e poi presentata proprio in occasione della celebre retrospettiva fiorentina. L’opera avrebbe dovuto essere collocata nella Loggia di Saturno, in Palazzo Vecchio, ma per una serie interminabile di vicissitudini non ci arrivò mai. L’artista ne chiese la restituzione e il Guerriero rientrò in Inghilterra. Solo negli anni Ottanta, grazie a una ripresa del confronto con gli eredi di Moore e all’interessamento del British Institute of Florence, cui l’opera venne donata per volere della famiglia dell’artista, il bronzo ritornò finalmente a Firenze.

Nei primi anni Settanta, mentre Moore, reduce dal successo della sua mostra al Forte di Belvedere, decideva di donare il Guerriero con Scudo a Firenze, l’allora Sindaco della città Luciano Bausi si stava adoperando per acquisire una seconda opera dell’artista, Figura distesa (Reclining Figure), all’epoca conservata a Berlino, il cui costo ammontava a 35.000 sterline. Il Guerriero si sarebbe quindi aggiunto a quell’acquisizione e la città avrebbe accolto sul territorio ben due opere emblematiche del maestro inglese, a memoria della relazione che lo aveva legato a Firenze fin dalla gioventù, quando per la prima volta arrivò in città. Non fu però possibile reperire la somma necessaria per portare a Firenze la Figura distesa e alla fine il progetto di acquisire questo secondo lavoro fallì. Nel frattempo, nel 1974, Guerriero con scudo tornò in città. Le difficoltà di allestimento ne ritardarono però il posizionamento nella Terrazza di Saturno e la scultura venne ‘provvisoriamente’ presentata nel terzo cortile del Palazzo: collocazione che mise a rischio la patina in metallo dell’opera, pensata per un’esposizione al coperto.

Dieci anni dopo, nel 1984, Henry Moore ricevette una fotografia scattata da David Finn che mostrava la scultura ‘abbandonata’ nel cortile di Palazzo Vecchio. L’artista venne inoltre a conoscenza dell’epiteto “monumento al monco”, con cui i fiorentini goliardicamente la deridevano, e decise di chiederne la restituzione. Il Comune, che nel frattempo aveva perso ogni diritto su di essa, fu costretto a rispedirla in Inghilterra. La vicenda suscitò grande scalpore, trovando un’importante eco sulla stampa dell’epoca, anche internazionale, e il nuovo sindaco, Massimo Bogianckino, si impegnò per far tornare la scultura a Firenze. All’indomani della morte di Moore, nell’agosto del 1986, Maria Luigia Guaita e l’allora Console britannico, esortati dal Comune, scrissero delle lettere accorate alla figlia Mary Moore e alla vedova Irina in cui, toccando le corde della stima e dell’affetto che legava Moore alla culla del Rinascimento, facevano appello anche al ricordo della mostra fiorentina del 1972. Alla fine, Irina Moore decise di donare il Guerriero al British Institute of Florence e l’opera poté tornare nella città a cui era destinata. In seguito all’accordo fra l’amministrazione comunale fiorentina e lo stesso British Institute, venne raggiunta la formula del comodato d’uso a lungo termine e si scelse di collocare il bronzo nel primo chiostro del complesso monumentale di Santa Croce, presso le “urne dei forti”, dove è rimasta fino al 2021.

Quell’anno, in occasione di uno dei progetti dal titolo Relocated a cura di Sergio Risaliti, l’opera fu temporaneamente esposta in Palazzo Vecchio, nella Sala di Leone X, uno degli ambienti monumentali di maggior rappresentanza del palazzo. Al termine di questa esposizione eccezionale, l’opera è stata oggetto di un articolato intervento di restauro realizzato presso il Settore Bronzi e armi antiche dell’Opificio delle Pietre Dure, con il coordinamento del Servizio Arte contemporanea.

Oggi la scultura torna finalmente nel luogo in cui l’artista l’aveva immaginata: il bellissimo loggiato d’angolo che sovrasta via dei Leoni e la Loggia del Grano e offre una meravigliosa panoramica su Santa Croce, San Niccolò, Piazzale Michelangelo, Forte di Belvedere e la collina di San Miniato. La scultura può quindi finalmente instaurare un dialogo intenso e ravvicinato non solo con i capolavori custoditi all’interno del Palazzo, vero e proprio scrigno di tesori pittorici e scultorei che narrano la storia di Firenze dal Trecento in poi, ma anche con il magnifico territorio che lo circonda.

L’istallazione sarà accompagnata da una pubblicazione volta a presentare e approfondire l’intervento di restauro appena concluso dall’Opificio delle Pietre Dure. In occasione del workshop internazionale sulle buone pratiche legate al turismo sostenibile organizzato da Unesco nel mese di aprile 2024, l’installazione sarà inoltre spunto di riflessione per una conferenza dal titolo Città d’arte, Patrimonio mondiale e Arte pubblica volta ad approfondire la relazione tra turismo locale e di massa e ipotizzare nuovi sguardi e nuovi flussi.

 

“Il guerriero mutilato di Moore torna finalmente a Palazzo Vecchio, nella collocazione prediletta dal suo autore, e sembra ammonirci di fronte a nuove guerre contemporanee. – dichiara il sindaco Dario Nardella – A cinquant’anni dalla retrospettiva che la città dedicò al grande artista inglese al Forte di Belvedere, Moore continua a sorprenderci e noi continuiamo ad omaggiarlo e a trovare nuove vie per continuare a mostrare le sue opere. Ora accogliamo il suo guerriero nel cuore civico, storico e artistico della città, una scelta che ci farà riscoprire un legame con lo scultore mai sopito e che si inserisce nella continua ricerca di sperimentazione e congiunzione tra antico e contemporaneo che la città porta avanti da alcuni anni con successo.”

“L’arrivo del Guerriero con Scudo di Henry Moore nella Terrazza di Saturno è un evento straordinario – ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini -, che suggella il legame artistico lungo e affascinante tra l’opera e la città di Firenze, segnando il compimento di un desiderio dell’artista britannico. Un percorso segnato da vicissitudini e riposizionamenti, che aggiunge ulteriore profondità e significato alla storia dell’opera, ora finalmente a ‘casa’ sua. Un simbolo di forza e resilienza che sarà qui non solo a testimoniare la grandezza di un maestro indiscusso che ha influenzato profondamente la scultura moderna, ma anche a rappresentare il dialogo costante con la storia di Firenze e i suoi capolavori, in una fusione emozionante tra arte, storia e paesaggio con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte e il futuro”.

“Il British Institute of Florence è lieto di rinnovare il prestito della nostra importante scultura di Henry Moore al Comune, per l’esposizione sulla Terrazza di Saturno – ha affermato Simon Gammel, direttore del British Institute of Florence – Questo è un altro importante simbolo della duratura amicizia speciale tra la città di Firenze e i suoi numerosi residenti e visitatori britannici, tra cui Henry Moore, uno dei nostri più grandi artisti, che amava questo luogo.”

“Una grande soddisfazione aver contribuito come MUS.E alla realizzazione di questo progetto che conclude un itinerario scientifico e espositivo iniziato qualche anno fa con la grande mostra di disegni al Museo Novecento – ha detto il presidente di MUS.E Matteo Spanò –   Finalmente possiamo ammirare il Guerriero con Scudo in quella Terrazza di Saturno immaginata da Moore come sede ideale per esporre la sua scultura. Quando progetti espositivi realizzati in più tappe si concludono in questo modo è uno dei migliori risultati a cui puntare. Non sempre infatti può accadere di vedere restare a Firenze opere che, per un breve periodo, sono state oggetto di ammirazione durante importanti mostre: è già accaduto con il Leone di Francesco Vezzoli, adesso si ripete con il Guerriero di Henry Moore. Un gioco di squadra che in questi dieci anni ha funzionato in modo eccellente, portando a risultati importanti. Ringrazio l’amministrazione tutto lo staff del Museo Novecento e di MUS.E, il curatore, le istituzioni che hanno condiviso questa iniziativa.”

“È stato un lungo viaggio quello di Henry Moore iniziato nel 1970 – ha detto Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento – La sua apparizione al Forte Belvedere ha cambiato radicalmente il rapporto tra il mondo culturale fiorentino e l’arte moderna contemporanea. La scultura di Henry Moore è stata un “dolce shock” perché ha fatto cadere molte resistenze e perplessità con il suo linguaggio assolutamente all’avanguardia eppure classico, direi anzi neoumanistico. In più, ai più accorti, ha fatto capire il forte legame dell’arte del Novecento con il mondo arcaico e primordiale. Infine, le sue ricercate forme non sono vuote di significato perché tendono sempre a rappresentare il mistero della natura e la grandezza drammatica della storia e dell’esistenza umana. Finalmente siamo riusciti a soddisfare il sogno di Moore grazie alla perfetta collaborazione tra tante istituzioni. Siamo ancora grati a Mary Moore per aver approvato questo itinerario, agli amici del British institute of Florence, a Sebastiano Barassi della Fondazione Moore e un vivo ringraziamento a tutta l’equipe dell’opificio delle Pietre Dure che ha condotto un restauro perfetto. Sono personalmente grato al Sindaco Nardella che ci ha sostenuto fino ad oggi e a tutti gli uffici del comune allo staff del Museo Novecento e a MUS.E. Questo è un traguardo alla fine di un decennio di sfide culturali che hanno avuto anche in Henry Moore un punto di riferimento. Non è una fine, ma solo l’inizio.”

“All’Opera di S. Croce ha fatto naturalmente piacere avere l’opportunità di ospitare il Guerriero, contribuendo a superare una fase di criticità – ha detto Cristina Acidini, presidente dell’Opera di Santa Croce – Ora siamo molto felici che venga collocato sulla terrazza di Saturno, come era desiderio di Moore.”

Moore era un convinto pacifista e l’immagine di questo Guerriero insieme fragile e monumentale appare ancora più forte ed evocativa in questo momento così segnato da conflitti, che rafforza il senso di una collocazione in un luogo così ricco di valori civili come Palazzo Vecchio.- ha detto Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure -Per l’Opificio, che già aveva avuto occasione di lavorare su altre opere di questo maestro del 900, è stato un prezioso momento di ricerca: siamo quindi particolarmente lieti di aver contribuito a questo percorso.”

“Le nuove ferite del Guerriero che le restauratrici Stefania Agnoletti, Maria Baruffetti, Merj Nesi si sono trovate a dover curare erano soprattutto dovute ad una combinazione tra la tecnica di fusione della scultura (un metallo microporoso e la presenza rilevante di residui delle terre di fusione e dell’armatura in ferro) e la sua permanenza per diversi anni in ambiente esterno, che aveva causato l’alterazione cromatica della patina –  il colore del bronzo – e l’emergere di efflorescenze biancastre. – ha dichiarato Renata Pintus, Direttrice Servizio Arte Contemporanea dell’Opificio delle Pietre Dure – I materiali ferrosi e le terre sono stati rimossi dall’interno e la superficie è stata sottoposta ad una attenta pulitura: considerando una sostanziale disponibilità dello sculture al cambiamento nel tempo dell’aspetto dell’opera e il trasferimento del Guerriero in un ambiente semi-confinato, ci siamo limitati  a  smorzare certe disomogeneità cromatiche corrispondenti alle zone di saldatura o conseguenti al generale viraggio verso il verde della patinatura, applicando poi una protezione costituita da una miscela di cere.”

 

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