Dopo molti anni è stato finalmente restaurato con la collaborazione dell’Opificio delle Pietre Dure, il Grande Scheletro di Clemente Susini, una scultura monumentale unica, in ceroplastica, custodita al Museo della Specola di Firenze.
Il modello fu realizzato da un calco dello scheletro originale che, si racconta, non poteva essere esposto in piedi perché affetto da osteoporosi. Sull’identità della persona gigantesca il cui scheletro alto 210 centimetri è servito per la realizzazione di questo modello vi sono varie supposizioni, tutte aneddotiche e tramandate oralmente dal popolo ma non provate da alcun documento: per alcuni corrisponderebbe a un uomo soprannominato “Bambino di Castello”, un sobborgo di Firenze, mentre per altri a un certo Palazzi, un dipendente comunale addetto all’accensione serale dei lampioni stradali, funzione alla quale, grazie alla sua notevole statura, avrebbe provveduto senza bisogno di scale, cosa necessaria invece per i suoi colleghi “normali”.
Lo “Scheletrone” esposto in una grande vetrina girevole all’interno della collezione anatomica del Museo dal 1785, fu realizzato da Clemente Susini e dal suo allievo Francesco Calenzuoli.
L’opera da molti anni era soggetta a continue sollecitazioni, dovute soprattutto al traffico urbano, che hanno portato ad un vero e proprio collasso della materia cerosa con la formazione di moltissime fratture e distaccamenti, e il concreto rischio di un crollo. Per questo motivo, oltre al restauro è stato creato un sostegno in plexiglass interamente trasparente, innovativo e unico nel suo genere.
Durante le fasi di pulitura abbiamo scoperto che la scatola cranica fu sfondata, forse a causa di un incidente in una movimentazione e, stranamente, i frammenti furono abbandonati all’interno del cranio senza che si fosse provveduto al riposizionamento e alla loro sutura. Il cranio era dunque visibile al suo interno. Rimuovendo le porzioni rotte, e l’ingente accumulo di polvere, ci è stata riservata anche un’ulteriore sorpresa…
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